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09/03/15 L'ultima stazione del mio treno

Nulla

Nulla

“Non c’è il nulla. Zero non esiste. Ogni cosa è qualche cosa. Niente non è niente.”. Victor Hugo avrebbe dovuto conoscere i nostri tempi, questa frase non l’avrebbe mai detta.

Siamo la nullità fatta uomo. Figli di divinità decadenti, sfinite e ridotte a brandelli dal vuoto da loro stesse creato.

L’inutile rantolo. Noi.

Che noia.

Cambiamo canale.

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05/03/15 L'ultima stazione del mio treno

Nascosto

Nascosto

Ciò che è nascosto agli occhi può non esserlo a una mente sveglia.

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02/03/15 I passeggeri del mese # , , , , , ,

I passeggeri del mese: Luca Poldelmengo

I passeggeri del mese: Luca Poldelmengo

Oggi parliamo con grande piacere con Luca Poldelmengo, scrittore e sceneggiatore romano. Nel 2007 esce al cinema “Cemento armato” per Rai Cinema, di cui Luca firma il soggetto e collabora alla sceneggiatura con Fausto Brizzi e Marco Martani. Nel 2009 arriva l’esordio nella letteratura noir con “Odia il prossimo tuo” edito Kowalski, romanzo finalista al premio Azzeccagarbugli e vincitore del Premio Crovi come opera prima.Nel 2012 per Edizioni Piemme esce “L’uomo nero”, finalista per il Premio Scerbanenco. A fine 2014 ci ha regalato la sua ultima fatica, “Nel posto sbagliato” per Edizioni e/o nella collana Sabotage diretta da Colomba Rossi e Massimo Carlotto.

Chi è Luca Poldelmengo?

Un uomo che ama le storie, le proprie ma anche e soprattutto quelle degli altri. Una bella storia, che sia narrata in un romanzo, in un film, in una serie tv o in un fumetto, ma anche in altri tipi di narrazione, è ciò che più mi entusiasma. È ciò che facciamo da sempre, come razza umana intendo: raccontarci storie. Per condividere i nostri valori, per esorcizzare le nostre paure, per concretizzare i nostri sogni, in due parole per esistere.

Il tuo ultimo romanzo è “Nel posto sbagliato” edito e/o. Ci parli di un mondo apparentemente molto differente da quello che stiamo vivendo, dominato da una tecnologia avanzata e dalle indagini della RED, la squadra di investigazione segreta legata a Benedetto Lacroix e comandata da Vincent Tripaldi. Com’è nata l’idea di questo romanzo? Centrale è anche il legame di Vincent col fratello gemello Nicolas, cosa ci dici di questi due personaggi?

Ma sinceramente vivo il mondo della metropoli occidentale dove è ambientato il romanzo come molto vicino al nostro, non parlerei nemmeno di fantascienza ma di una storia ucronica. In fondo ciò che nella mia storia è futuribile accade di nascosto ai comuni cittadini, quindi, per quanto ne sappiamo, potrebbe in realtà accadere già ora, a nostra insaputa. La stessa ipnosi investigativa, uno dei cardini della mia narrazione, è una realtà legalmente riconosciuta in molte democrazie occidentali. Riguardo a Vincent e Nicolas, i due protagonisti del mio romanzo, ho voluto raccontare il rapporto tra due gemelli perché, nella vita vera, sono il fratello maggiore di due gemelli e ho avuto negli anni un punto di osservazione privilegiato su questo particolarissimo rapporto. Nelle storie in cui mi sono imbattuto ho spesso trovato i gemelli raccontati con facili stereotipi, specie nella narrativa di genere; così ho voluto raccontare due gemelli “veri”, che vivono il loro status da due punti di vista opposti, eppure, forse, inseparabili(cit).

Nel 2007 hai sceneggiato “Cemento armato”, film nel quale ha recitato anche Giorgio Faletti. Cinema e letteratura, due dimensioni affini ma su due piani differenti, a quale ti senti più vicino e perchè?

Come rispondevo alla prima domanda per me contano solo le storie, il linguaggio con cui narrarle è un mezzo, non il fine. A volte lo scelgo perché più adatto, altre sono le possibilità produttive a scegliere per me. Fossi vissuto nel 400 probabilmente avrei imparato a suonare il liuto. L’importante è che io riesca a raccontare ciò che voglio.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Vari, in questo momento in particolare molto vari. Ho finito un altro romanzo, mi hanno chiesto di lavorare al seguito di Nel posto sbagliato, sto scrivendo insieme a un affermato sceneggiatore una proposta di trasposizione seriale sempre di questo romanzo, forse sceneggerò una graphic novel tratta da un progetto inizialmente pensato per la tv con un collettivo di sceneggiatori con cui collaboro. Poi vediamo… è arrivata in questi giorni in libreria la prima antologia curata da me(insieme ad Andrea Cotti) Roma a mano armata, Novecento editore; e sempre in questi giorni sta uscendo in Francia il mio secondo romanzo L’homme noir. Mi pare sia tutto, ma di sicuro ho dimenticato qualcosa.

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28/02/15 L'ultima stazione del mio treno

L’uomo nero

L’uomo nero

Dietro ogni grande uomo c’è sempre una grande donna.

Dietro un uomo nero, c’è sempre un bambino del passato che piange.

Inconsolabile.

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19/02/15 I passeggeri del mese # , , , , , ,

I passeggeri del mese: Barbara Baraldi

I passeggeri del mese: Barbara Baraldi

Oggi parliamo con grande piacere con Barbara Baraldi, scrittrice modenese che ci ha appena regalato l’ultimo capitolo della trilogia “Scarlett”, “La terza luna” edito Mondadori. Barbara è autrice di thriller, romanzi per ragazzi e sceneggiature di fumetti. Con Andrea Camilleri, Carlo Lucarelli, Massimo Carlotto e Giancarlo De Cataldo, è protagonista del documentario “Italian noir” prodotto dalla BBC.

Chi è Barbara Baraldi?

Sono una persona che ama moltissimo leggere. Da adolescente è nato il mio amore per i classici del romanticismo, e a una serata in discoteca ho sempre preferito immergermi in romanzi come Il rosso e il nero o Madame Bovary. Mi sentivo vicina allo Sturm un drang, il vivere le emozioni al massimo vivendo ogni giorno come se fosse l’ultimo. Mi identificavo nel giovane Werther e sono stata a un passo dal tatuarmi una frase tratta da una poesia di Baudelaire. In quel periodo mi capitava spesso di fare da babysitter ai miei fratelli più piccoli. Per tenerli buoni raccontavo loro storie che inventavo sul momento, ispirandomi alle fiabe almeno quanto ai racconti di Poe. Un giorno, molti anni dopo, qualcuno mi ha detto: «Sei brava a raccontare storie, perché non le scrivi?» ed è così che è cominciata la mia avventura in editoria.

 

E’ da poco uscito “Scarlett – La trilogia” edito Mondadori, volume che racchiude l’ultimo capitolo della trilogia “La terza luna” e i primi due capitoli “Scarlett” e “Il bacio del demone”. Ci puoi parlare di questo ultimo capitolo, davvero molto atteso? Più in generale, per chi magari volesse accostarsi solo ora a questa trilogia senza averne letto i primi due capitoli, ci racconti la storia di Scarlett?

Scarlett è a suo modo un romanzo di formazione. Racconta di una ragazza che si trasferisce da Cremona a Siena e finisce per innamorarsi di Mikael, bassista della band dei Dead Stones, che si rivela essere un mezzo demone, una creatura sospesa a metà tra il mondo degli umani e quello dei demoni, il cui compito è in realtà impedire che i demoni tornino a camminare sulla Terra. Come me, Scarlett è amante della lettura e il suo rifugio è l’immensa biblioteca della scuola che frequenta. Stringe amicizia con il bibliotecario, ma, quando viene ucciso da una creatura soprannaturale, inizia la caccia al colpevole, con tanto di indizi e depistaggi, proprio come in un giallo, fino alla resa dei conti con un demone scaturito dall’inferno. Nel secondo volume la situazione si complica perché Mikael deve affrontare un processo negli inferi per aver trasgredito una regola fondamentale: non utilizzare i suoi poteri per interferire con la vita (e la morte) degli esseri umani. Allo stesso tempo, Scarlett si trova a fronteggiare un demone che in grado di entrare nei sogni delle persone. Per costruirlo mi sono ispirata ai famosi film horror del passato, al Sandman di Neil Gaiman, ma soprattutto al mito orientale di Kitsune, la donna volpe. Il demone, infatti, si presenta alle sue vittime sotto forma di volpe. Nel terzo libro «La terza luna» Scarlett deve attraversare l’inferno stesso per recuperare l’amore di Mikael e, allo stesso tempo, trovare un modo per sconfiggere i gemelli Fero, i “portatori di luce”, incarnazione del demone più feroce e temuto della storia dell’umanità. Ognuno dei romanzi della serie ha un forte richiamo verso le tradizioni locali e alla religione, a partire dalla figura di Mikael, ispirato all’arcangelo Michele, che con la sua spada fiammeggiante era posto a guardia delle gole da cui il male poteva risalire.

 

I lettori hanno imparato a conoscerti come autrice di storie a fumetti, legate ai nomi di Diabolik e Dylan Dog. Romanzo e fumetto, dimensioni differenti. A quale ti senti maggiormente legata e perchè?

Ho cominciato a leggere fumetti prima ancora di leggere romanzi, da quando, da bambina, mi sono intrufolata nella soffitta di casa e ho scoperto interi scatoloni con le collezioni di fumetti di mio padre, tra cui Diabolik e Alan Ford. Con Dylan Dog ci sono cresciuta, dato che ho cominciato a collezionarlo insieme a mio fratello ai tempi del liceo. Posso dire insomma che anche questa forma di narrazione fosse nel mio dna. E poi quando scrivo procedo a visioni, io le vedo le scene che descrivo, mi scorrono davanti agli occhi man mano che digito alla tastiera. Scriverle sotto forma di sceneggiatura o come romanzo è soltanto una questione di forma.

 

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Restando in tema fumetti, sono al lavoro su una sceneggiatura per la serie regolare di Dylan Dog che sarà disegnata da Nicola Mari, un disegnatore a cui mi sento molto affine per background e sensibilità. E poi sono alle battute finali di un romanzo che spero esca prima del prossimo inverno, un thriller a tinte forti a cui sto lavorando da più di tre anni.

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18/02/15 L'ultima stazione del mio treno

Orizzonte

Orizzonte

Si corre. Si cade. Si  corre.

Si arriva a un semaforo rosso, si sosta in attesa del verde e si riparte.

Si arriva sulla cima di un monte, si scende e si cerca una nuova vetta.

Si conquista un mondo già immaginando come crearne un altro.

Si arriva di fronte al mare, all’estremità di un ponte, pensando che la linea dell’orizzonte, in fondo, è solo una linea.

 

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13/02/15 I passeggeri del mese # , , , , ,

I passeggeri del mese : Gianluca Morozzi

I passeggeri del mese : Gianluca Morozzi

Oggi parliamo con grande piacere con Gianluca Morozzi, scrittore bolognese che ci ha appena regalato la raccolta di racconti “L’amore ai tempi del telefono fisso” edita Fernandel. Gianluca è anche un musicista, chitarrista degli Street Legal, un grande appassionato di fumetti Marvel, un tifoso rossoblu e conduce con Moreno Spirogi  su Radiocittà Fujiko il programma “L’era del Moroz”.

Chi è Gianluca Morozzi?

Uno che ha avuto la sfortuna di pubblicare il primo romanzo il 12 settembre 2001, ottenendo così ben poca attenzione mediatica, ma anche la fortuna di agganciarsi all’ultima coda di attenzione nei confronti degli scrittori esordienti usciti per case editrici piccole ma rinomate.
Oppure: uno che ha imparato a scrivere copiando sia Stephen King che i racconti di Fantozzi. Il che, pur apparendo una cosa un po’ schizofrenica, gli ha insegnato a padroneggiare in egual modo lo stile drammatico e quello comico.
Oppure: uno che, dopo 15 anni a navigare nel bizzarro mondo dei libri, in Italia, ancora si diverte molto ed è felice di farne parte.
Ma anche: uno che di solito non parla di sé in terza persona.

Da poco è uscita per Fernandel la raccolta di racconti “L’amore ai tempi del telefono fisso”. Si passa dalla telefonata al telefono fisso della Patti, alle disperazioni degli amanti in formato avatar. Il tema dell’amore, dei primi approcci è sempre stato qualcosa di delicatissimo nelle nostre adolescenze e non solo. Secondo te è cambiato qualcosa dai tempi telefono vintage che troneggia in copertina a oggi nell’amore? Negli approcci, nella gestione dei rapporti?

Beh, io ero molto timido nel 1987, balbettavo, mi si seccavano le fauci, mentre componevo il numero con la cornetta in mano, senza sapere chi avrebbe mai risposto dall’altra parte (nonno? Madre? Sorella? Padre? Lei?)
Sognavo una straordinaria invenzione: un telefono personalizzato, o addirittura un compositore di messaggi. Poi tutto questo è successo, e le cose si sono complicate in altro modo. Avendo attraversato tutta la gamma delle situazioni, dal telefono fisso in corridoio ai drammi da doppia spunta blu di whatsapp, posso rispondere col finale di Io e Annie: “abbiamo tutti bisogno di uova”. Se non sapete cosa vuol dire questa storia delle uova, andate a cercarlo su youtube.

Leggendo “L’età dell’oro – La mia vita raccontata a Paz”, Italica Edizioni, si approfondiscono i tuoi esordi letterari, le prime esperienze con i concorsi letterari e le presentazioni dei tuoi romanzi anche negli angoli più remoti della provincia. Come mai hai voluto raccontare proprio al fantasma di Pazienza questi episodi? A quale tra i vari aneddoti che racconti nel romanzo sei maggiormente legato? Quale messaggio vuoi lasciare agli aspiranti scrittori?

Per raccontare della propria carriera letteraria senza apparire vanagloriosi, gongolanti e vanitosi bisognava trovare una voce. Una voce che parlasse un po’ in ginocchio, per così dire. E così ho scelto di raccontarla davanti a uno dei miei miti, praticamente con la testa sotto i suoi piedi come Benigni e Troisi con Savonarola.
Tra gli aneddoti che sono nel libro, mi piace particolarmente il lungo capitolo dedicato alla presentazioni più assurde che ho fatto. Sono fiero di essere sopravvissuto all’esperienza di aver parlato dei miei libri in una discoteca, in una libreria assediata dai pipistrelli, in un bar di camionisti, davanti a due addii al nubilato, in un cinema nell’intervallo di un film, e di non essere ancora completamente impazzito.
Il messaggio che voglio lasciare invece sta nel capitolo sugli 80 concorsi letterari persi prima di pubblicare il primo romanzo: non demordete, ragazzi, è tutto materiale da romanzo.

Quali sono i tuoi prossimi progetti?

A fine agosto uscirà per Guanda “Specchi neri”, un mio omaggio a un sottogenere che amo molto come L’enigma della camera chiusa. Intanto sto scrivendo il romanzo del 2016, e poi… altre cose potrebbero concretizzarsi, prima o poi.

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10/02/15 L'ultima stazione del mio treno

L’inizio

L’inizio

Tempo fa una persona mi ha chiesto quando e come tutto questo abbia avuto inizio.

Sedici anni fa, dopo il quinto quattro consecutivo in un tema di italiano, la mia amichevole professoressa di italiano della prima C di un istituto tecnico di ragioneria di Bologna mi chiese di fermarmi al termine dell’orario di lezione. Mi disse: “Paolino (ahimè, quel dannato soprannome aveva travalicato le mura domestiche) nei temi sei molto debole, hai fantasia ma sembra tu non sappia cosa fartene.”. Io nel frattempo sprofondavo inesorabilmente nel chiodo borchiato che indossavo, tentando di nascondermi dietro le mie tempeste ormonali sotto forma di acne. Alchè lei estrasse da una cartellina di plastica un foglio A4 sul quale era stampato uno scatto di Henri Cartier-Bresson. La foto ritraeva un uomo in bicicletta, ripreso dall’alto, da quella che presumibilmente fosse una terrazza. Io dall’alto della mia deficienza esclamai: “Bella Prof! Bella foto! Chi è? Suo marito?”. Lei campionessa olimpica di pazienza sbuffo e disse: “No. E’ di un fotografo francese. Non è solo una foto è il compito che ti affido e lo voglio pronto per la prossima settimana.”. Il mio sguardo perso nel vuoto cosmico tra la lavagna e lo stipite della porta credo le avesse suggerito il fatto che non avessi propriamente afferrato in cosa consistesse il mio compito. “Paolino, guarda la foto, ascolta della musica e scrivi in massimo un foglio protocollo cosa ci vedi.”. Me ne andai con ‘Run to the hills’ degli Iron Maiden che mi sfondava i timpani.

La settimana dopo portai le mitiche quattro facciate. Un plagio orrido e puerile di “Jack Frusciante è uscito dal gruppo”, ma qualcosa era cambiato. La Prof. sorrise quando finì di leggere. “E’ pieno di errori. Grammaticali, di sintassi, di tutto. Però c’è quello che avevo visto. Non smettere. Per migliorare devi leggere, studiare.”. Mi allungo una copia de ‘Il giovane Holden’. Io mi fermai a leggere fuori dalla scuola. Rapito da quelle pagine, sognando, un giorno, di saperne scrivere di simili.

Ed è esattamente così che tutto è cominciato.

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08/02/15 L'ultima stazione del mio treno

Universo

Universo

Fermi. Al centro di un universo che ruota su se stesso sino a schiantarsi nel buco nero dei desideri segreti di quel letamaio dell’animo umano.

Forse sarebbe conveniente uscire dall’auto lanciata a tutta velocità che abbiamo sotto al culo.

Forse.

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03/02/15 I passeggeri del mese # , , , , ,

I passeggeri del mese: Romano De Marco

I passeggeri del mese: Romano De Marco

Oggi parliamo con grande piacere con Romano De Marco, scrittore abruzzese.  Il suo ultimo romanzo, “Io la troverò”, edito Feltrinelli, ha avuto un grande successo tra i lettori ed è stato tra i finalisti del Premio Scerbanenco 2014. Collabora con la Delos Edizioni tenendo la rubrica sulla rivista Writer’s Magazine Italia e pubblicando racconti in ebook per la serie “Sex force”.

Chi è Romano De Marco?

Una volta Alberto Sordi, alla stessa domanda in un’intervista rispose: “Ma come… non l’avete ancora capito?? Alberto Sordi so’ io!!!”. Battuta a parte, Romano De Marco è un uomo di cinquant’anni che lavora da quando ne aveva diciannove (attualmente come responsabile safety di un importante gruppo bancario). Ma soprattutto un padre, un appassionato lettore, un cultore di cinema, serie TV, collezionista di fumetti e di tante altre cose, che a un certo punto della sua vita (a quarant’anni suonati) ha iniziato a scrivere e ha avuto la fortuna di esordire nella prestigiosa collana “Il Giallo Mondadori”.

“Io la troverò”, il tuo ultimo lavoro è stato molto apprezzato, tanto da essere inserito tra i finalisti del Premio Scerbanenco. Un romanzo che tiene il lettore incollato alle pagine sin dall’inizio. Un romanzo non solo a tinte gialle o noir, che ci fa precipitare nell’abisso della pornografia clandestina, sullo sfondo anche una storia di un grande legame, quello fra Marco Tanzi e Luca Betti. Come sono nate l’idea del romanzo e dei personaggi così ben costruiti?

Quando costruisco una storia, parto da uno o due temi principali che mi interessa sviluppare e poi mi concentro sui personaggi. Nel caso di “Io la troverò” volevo parlare di paternità e di amicizia, da un punto di vista originale, all’interno di una trama che fosse coinvolgente, che intrattenesse il lettore con la tecnica della tensione narrativa, quella che ti fa desiderare di scoprire “cosa succede dopo”. Una volta “individuati” i caratteri e il background dei miei due personaggi principali ho lavorato su quelli di contorno, inserendo anche una vecchia conoscenza dei miei lettori più affezionati, il commissario Laura Damiani che arriva a Milano direttamente da Roma, dopo gli eventi del mio romanzo di esordio “Ferro e Fuoco”. Una prerogativa delle mie storie è quella di essere tutte ambientate nello stesso universo narrativo, pur essendo tranquillamente leggibili in maniera a sé stante. E’ una scelta che ho ipotecato dalla lettura dei romanzi di Sergio “Alan D.” Altieri che considero un grande maestro e vero pioniere della narrativa di genere di qualità in Italia.

In “A casa del diavolo” ci racconti la storia di Giulio Terenzi, impiegato di banca, collega di entrambi, visto che tutti e due lavoriamo per istituti di credito, il quale si trova invischiato in quella che sembra una truffa ai danni di una correntista, che poi aprirà le porte a qualcosa di più oscuro. Quanto di Romano c’è nei tuoi lavori? Nei tuoi personaggi?

Quando si scrive cercando di approfondire la psicologia dei propri personaggi, è impossibile non ritrovarsi a parlare un po’ di sé. Il Terenzi di “A casa del diavolo” ha molte delle caratteristiche del Romano De Marco di vent’anni fa, come il Luca Betti di “Io la troverò” somiglia molto alla attuale versione del suo creatore. In “A casa del diavolo”, poi, mi sono anche divertito a riproporre (scherzandoci sopra ma in maniera caustica) alcune caratteristiche dell’ambiente di lavoro bancario, riproponendo situazioni, volti, caratteri, vissuti e conosciuti nella mia esperienza lavorativa.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Tra maggio e giugno uscirà il mio nuovo romanzo, nella collana narrativa dell’editore Feltrinelli. I protagonisti saranno ancora Luca Betti, Marco Tanzi e Laura Damiani. La storia (molto diversa da quella di “Io la troverò”) li vedrà agire parallelamente nel portare avanti tre indagini estremamente complesse, sullo sfondo di una lotta per il controllo del mercato della droga nel capoluogo lombardo. Ovviamente ci sarà spazio per l’evoluzione nelle loro problematiche più personali e rientreranno in gioco anche i personaggi di un mio romanzo di qualche anno fa, quel “Milano a mano armata” che tanto piacque a Eraldo Baldini (che lo scelse per una collana di narrativa che dirigeva) e che mi valse il premio “Lomellina in giallo 2011”. Inoltre, come regalo ai miei lettori e operazione di “lancio” per questo nuovo romanzo, un mese prima della sua uscita (approssimativamente a fine aprile 2015) nella collana di ebook ZOOM (sempre di Feltrinelli) verrà pubblicato un altro mio romanzo breve scaricabile gratuitamente per un mese. Si tratta di un noir-thriller one shot senza Betti e Tanzi ma con Giovanni Sandonato, l’anziano investigatore già visto in “Io la troverò”. E per concludere questa “operazione di marketing”, acquistando il mio nuovo romanzo sul sito Feltrinelli, nel giorno della sua uscita, si potrà scaricare gratuitamente l’ebook di “Io la troverò”. Insomma, io e l’editore ce l’abbiamo messa tutta… ora il responso spetta ai lettori!

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Fazzoletto da tasca colorato, occhiali sulla punta del naso per darmi un tono, centomila idee nelle tasche e bollicine nel bicchiere. Questo sono io.
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