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03/01/15 I passeggeri del mese # , , , , ,

I passeggeri del mese: Camilla Ghedini

I passeggeri del mese: Camilla Ghedini

Oggi parliamo con grande piacere con Camilla Ghedini. Scrittrice e giornalista ferrarese. Nel 2014 ci ha regalato il romanzo, scritto a quattro mani con Brunella Benea, AMO TE…Starò con lei per sempre, edito Giraldi. Le avventure di Florinda e Anita sono riuscite a catturare i lettori con la loro freschezza, pur affrontando il tema spinoso dell’infedeltà coniugale, il tutto condito dalla presenza di un Grillo Parlante, che altri non è che la coscienza interiore, al quale sono le amiche a prestare la voce nel tentativo di fare capire che, frasi come queste,  “Me lo ha assicurato, appena il momento sarà opportuno lascerà la moglie. Ha capito che la vera vita è con me, che sono il suo mondo.”, “Questa storia non sarà diversa. Non è vero che non può vivere senza di te, semplicemente tu gli rendi meno noiosa la routine.”, non sono altro che stupide scuse di un uomo che non se le merita.

Chi è Camilla Ghedini?

Camilla Ghedini è una giornalista che ogni tanto si presta alla scrittura. E’ una donna di 42 anni che ama la libertà, soprattutto quella di dire ‘no’, e che conduce una vita tanto ordinaria quanto piena. Ama le parole, pronunciate e scritte, e si trova a suo agio alla tastiera del pc come il nuotatore nell’acqua. Esercita come libera professionista (www.ufficiostampacomunicazione.com) e ha avuto la tenacia di trasformare una passione in professione. Con quel pizzico di casualità, che è anche fortuna, che le ha permesso di scoprire che raccontare la vita degli altri le piaceva. Fa la giornalista, scrive libri e presenta libri d’altri. Il suo sogno, da ‘vecchia’, è fare la biografa.

Parliamo del romanzo che hai scritto a quattro mani con Brunella Benea, AMO TE…starò con lei per sempre. Un romanzo agrodolce sul mondo delle “altre”. Florinda ci confida i dolori del proprio rapporto con “il Borgh”. Qual è quindi il ruolo dell’amante? Come vedi questa figura? Quale immagine avete inteso offrire con il romanzo?

Il ruolo dell’amante è certamente scomodo, più per se stessa che per la coppia che in teoria ‘lede’. Di sicuro è una figura che esiste e resiste nei secoli. E non scomparirà, anche perché spesso fa bene alla coppia, deficitaria di ossigeno amoroso e di cui funge dunque da polmone artificiale. Noi abbiamo voluto sdoganarla dall’idea comune, troppo semplicistica e ‘borghese’, che sia una scostumata sfascia famiglia che desidera l’uomo d’altre. E’ semplicemente una ‘sfigata’ che si innamora dell’uomo sbagliato, che si imbatte in una storia ‘sbagliata’ pensando che per lei il finale sarà diverso. Una che crede alle parole di un lui – spesso un Borgh, inteso come uomo borghese appunto che tradisce bellamente la moglie ma mantiene ‘intatta’ la famiglia per sentimento sociale – che le fa credere di essere in crisi con la coniuge, da cui non si sente apprezzato. Quindi non è che sta poveraccia di ‘terza’ fa tutto da sola, che va in giro in giarrettiera e brasiliana cercando di farlo cedere alla lussuria ad ogni ora del giorno, in una sfrenata competizione con una moglie trascurata. No, l’altra è una assolutamente normale, che va in giro in jeans e Converse e spera di costruirsi un futuro con l’uomo che ama. E non a dispetto di un nucleo che vuole distruggere. Ma sulla base della convinzione, indotta, che nulla più sia da salvare in quel rapporto, tranne i figli, i genitori, gli immobili in comune….perchè poi i problemi che rendono ‘impossibile’ – a dire di lui – il proseguo, affiorano come margherite a primavera! Per questo dico che chi fa l’amante perché ama è una sfigata! Ma è anche una che poi, col tempo, vede la realtà e da questa situazione si affranca, come le protagoniste del libro. Così il marito rimane con la moglie da cui mai ha voluto separarsi, la moglie si tiene il marito che mai avrebbe sbattuto fuori di casa e l’amante, se è fortunata, trova finalmente un compagno che non si ‘divide’. Detto questo, ci sono anche amanti felici di esserlo, cui il ruolo non pesa, perché magari sono mature, alle spalle hanno molte delusioni e si accontentano di un uomo a metà. Quindi poi regole non ce ne sono.

In questo periodo stai presentando anche un altro tuo libro, “Città del ragazzo. Voci e sguardi in cammino”. Non solo Anita e Florinda, quindi, anche impegno e un legame profondo con il territorio ferrarese.

Sì certo. Credo nel potere della comunicazione come capacità di divulgare messaggi che altrimenti si perderebbero. In questo caso, con storie di chi ha vissuto la Città del Ragazzo dagli anni ’50 del secolo scorso – quando è nata per accogliere ragazzini in condizioni di disagio – ad oggi. Nel testo si narra la gratitudine, un valore che purtroppo si è perso. Sono tutte testimonianze di persone, giovani e meno giovani, che verso la Città del Ragazzo hanno riconoscenza e cercano di ricambiarla. In una società di forti individualismi, di logiche sbagliate, a cominciare dalla finta soddisfazione dell’aver fatto tutto da soli, il piacere di ringraziare si è perso. E invece è bello, perché se qualcuno ti aiuta a realizzarti, significa che crede in te. Non so se io ho un forte legame col territorio, per molti aspetti mi sento più bolognese che ferrarese, questa è una città chiusa che neppure si accorge spesso di chi ci vive e di quanto, chi ci vive, porta ‘fuori’ il nome di Ferrara. La trovo spesso spocchiosa e auto referenziale. Diciamo che io ho qui radici nodose che non si staccano dal terreno.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro.

Il futuro per me è sempre e solo la settimana prossima. I progetti nascono per caso, vivendo e ascoltando. Sto comunque lavorando a qualcosa di nuovo di cui potrò dire di più a primavera. Nel mentre, do valore a ogni cosa che faccio ogni giorno, a ogni libro d’altri che presento. Ho una vita scandita anche dai progetti di altri e questo è bellissimo. Perché partecipo a grandi emozioni e a momenti importanti delle esistenze altrui.

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01/01/15 L'ultima stazione del mio treno

Fuori posto

Fuori posto

Quel senso di disagio mai sopito di chi dovrebbe essere ovunque tranne nel posto in cui è.

Quel senso di disagio che prova un pinguino ai Caraibi, tipo.

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28/12/14 I passeggeri del mese # , , , , ,

I passeggeri del mese: Marilù Oliva

I passeggeri del mese: Marilù Oliva

Per finire questo 2014 alla grande, anzi davvero alla grandissima, oggi parliamo con la scrittrice bolognese Marilù Oliva. Marilù ci ha regalato cinque romanzi, tre dei quali con una grande protagonista, La Guerrera, personaggio entrato nei cuori dei tanti lettori che negli anni hanno saputo apprezzare il suo stile. Da sempre impegnata in prima linea nelle tematiche legate alla violenza sulle donne, ha curato l’antologia  “Nessuna più”, pubblicata nel 2013 con il patrocinio di Telefono Rosa. Collabora con diverse riviste letterarie online, tra cui Carmilla, Thriller Magazine, Marie Claire ed è caporedattrice di Libroguerriero.

Parliamo de “Le sultane” la tua ultima fatica, pubblicato da Elliot. Come nasce l’idea di immergere nel noir la vita Wilma, Nunzia e Mafalda?

Il noir è il genere con cui mi sono misurata fino ad oggi ed è quello che sento più familiare. Con questo romanzo, che è una sorta di commedia nera o tragedia comica, cerco di proiettare il lettore alla fine del nostro tempo terreno, puntando i riflettori su tre vecchie che sono consapevoli di essere giunte al tramonto, ma – costrette dalla vita, dalla solitudine e dalle vicissitudini – decidono di goderselo fino in fondo. Anche pagandone le conseguenze. Oltre alla storia in sé, l’idea ha preso forma a partire dai grandi mali del nostro tempo: l’individualismo, l’egoismo, l’incuranza dell’altro. Volevo mettere su carta la loro potenza corrosiva. Esistono tante vecchie differenti e irreplicabili, io ne ho costruite tre, molto diverse da quelle mediatiche, molto più umane, spero, pur nei loro abissi. Ho cercato di entrare nelle loro stanze e nelle loro tre teste, facendogli commettere atti che tre anziane stereotipate non dovrebbero mai commettere: il noir, quindi, poteva essere la strada ideale, anche perché – attraverso queste tre parche – ho cercato di raccontare gli abissi di molte delle nostre famiglie: le incomunicabilità tra genitori e figli (e viceversa), il dolore delle mancanze, la forza per reclamare i propri diritti.

La Guerrera è il tuo personaggio più apprezzato. Una donna forte, senza paura. Una figura dalla quale si viene rapiti. In questo periodo storico in cui troppo spesso si legge di donne “vittime”, ritieni manchino figure che possano essere esempio per le giovani donne in cerca di modelli positivi da seguire?

Grazie per le tue parole sulla Guerrera. Non penso che manchino i modelli positivi: ci sono eccome. Il problema è che l’attenzione è puntata piuttosto su modelli più immediati, spettacolari ed effimeri, che ricevono molto più spazio, purtroppo, sul piano mediatico. Delle volte essere vittima (non necessariamente “vittima” del crimine, ma anche, per esteso, vittima dei nostri tempi, dei nostri stereotipi, etc) è molto più semplice che scegliere una via alternativa. Alcune preferiscono soccombere o accettare le cose come stanno, piuttosto che ribellarsi. E per “ribellarsi” non intendo portare avanti una rivoluzione planetaria: basterebbe accontentare le propria, di rivoluzione. Ascoltarsi, accettarsi, essere clementi anche con se stessi, oltre che con gli altri. E comunque esistono un sacco di donne in gamba, donne guerriere, appunto – e per donna “guerriera” non intendo “aggressiva”, ma in grado di far fronte alle avversità della vita e di rialzarsi, quando cade.

“Le sultane” è stato inserito nella cinquina dei finalisti del Premio Scerbanenco, ti chiedo cosa si prova a vivere un’emozione come questa?

Sono stata molto felice essere stata selezionata per la finale dello Scerbanenco. Immaginavo che non avrei vinto, ma sono andata là decisa a godermi quei giorni tra scrittori, incontri, dibattiti e cinema. È stata un’esperienza indimenticabile, lo Scerbanenco riserva sempre sorprese. Una di quest’edizione è stato lo strepitoso Dario Argento. E di Jeffery Deaver, ne vogliamo parlare?

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21/12/14 News # , ,

Joyeux Noël

Joyeux Noël

Per qualche giorno sarò assente causa:

– numerose scorpacciate;

– eccessivi brindisi;

– giusto riposo;

– Natale, giustamente, in famiglia;

– un romanzo da finire e uno da sistemare.

 

Al mio rientro si partirà alla grande, alla grandissima! Prima del termine per la rubrica “I passeggeri del mese” leggerete  una bella intervista a Marilù Oliva.

 

Buon Natale a tutti voi e ai vostri cari.

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20/12/14 News # , ,

Il diamante giallo su La Nuova Ferrara 4

Il diamante giallo su La Nuova Ferrara 4

Giovedì su La Nuova Ferrara è stata pubblicata “Le mura” la quarta e ultima puntata del mio racconto “Il diamante giallo”, la ripropongo per chi non abbia acquistato il giornale.

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20/12/14 I passeggeri del mese # , , ,

I passeggeri del mese: Grazia Verasani

I passeggeri del mese: Grazia Verasani

Oggi parliamo con grande piacere con Grazia Verasani, scrittrice e cantautrice bolognese. Sono già dieci anni che Grazia ci ha consegnato il suo personaggio più noto,Giorgia Cantini che, sin da “Quo vadis baby?”, è stata in grado di catturare l’attenzione e affascinare i lettori.

Chi è Grazia Verasani?

In questo momento è una donna è stanca. Come ogni volta che le esce un libro nuovo e va su e giù per parlarne. E’ una donna che crede nella lealtà, nell’amicizia, nella buona politica, nella giustizia sociale, e che fatica a vivere in un paese dove arte e cultura hanno poco rilievo. E’ una donna con un passato intenso alle spalle, visto anche il mezzo secolo raggiunto. Una donna che legge tantissimo, che ama il cinema, la musica, il teatro e le belle persone. Una donna che vorrebbe sempre vivere altrove, ma poi resta qui e prova a capire. Una donna che ride molto, forse per non piangere.

Da poco è uscito il tuo ultimo lavoro, “Mare d’inverno”, edito Giunti, una bellissima storia, dolce e amara. Vera, Carmen e Agnese. Un romanzo dove c’è molta ironia, matura, educata, mai banale. Quante donne ci sono come le protagoniste del tuo ultimo romanzo? Sono donne forti che hanno perso questa consapevolezza?

Io racconto le donne che conosco, che vedo, che vivo, che amo, che frequento. Racconto anche gli uomini, ma forse conosco meglio le donne. Sono donne forti perché sanno riconoscere le proprie fragilità, non le nascondono. Sono vere. Nel senso che esulano da ogni tipo di stereotipo. Sono inquiete e contraddittorie, sanno togliersi le maschere e giocare a carte scoperte. O almeno ci provano.

Lo scorso anno è uscito “Accordi minori” per Gallucci, nel quale hai dipinto ritratti bellissimi di musicisti indimenticabili come Kurt Cobain, Jeff Buckley, Janis Joplin, Tenco e altri grandi. Un tuo lavoro legato indiscutibilmente alla musica, altra arte nella quale hai saputo dare grande prova di abilità, sin dagli inizi con la vittoria al Premio Recanati nel 1995. Musica e narrativa. Quale di questi mondi senti a te più vicino?

La musica è la forma d’arte che sento più immediata, anche quando ha un suo linguaggio complesso. E’ tutto ciò che riesce a esprimersi anche senza le parole, e in questo forse è più emozionale, viscerale, commovente. I libri invece mi fanno riflettere, mi indicano delle strade. Non potrei vivere senza ascoltare musica e leggere libri. Poi scrivere, nel mio caso, è diventata una cosa di cui vivere, la musica no. Ma seguo con attenzione i progetti di amici musicisti che stimo.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

A settembre uscirà per Feltrinelli il quinto romanzo con Giorgia Cantini.

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15/12/14 L'ultima stazione del mio treno

Last train of the day

Last train of the day

E’ il problema di quando si arriva tardi agli aperitivi.

E’ il problema di quando si arriva tardi all’osteria.

E’ il problema di quando si arriva tardi al tavolo della vita.

E’ il problema di quando si arriva tardi nel mondo del lavoro.

E’ il problema di quando si arriva tardi. E basta.

E’ l’ultimo treno e non è che puoi metterti a fare della filosofia sul fatto che non sia moderno e  veloce, pulito e profumato, carino e ben frequentato.

E’ l’ultimo. E basta.

Dopo questo la nebbia dei rimpianti e il freddo sotto un cartone fino a quando la stazione non riaprirà. E basta.

 

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14/12/14 L'ultima stazione del mio treno

Walking

Walking

Camminare fa bene alla salute, mi hanno detto.

Camminare ci porta in molti luoghi, dove qualcuno ci avrà chiesto di andare, dove noi vogliamo andare.

Ci sarà poi quella volta in cui andremo e basta. Cammineremo e basta.

Liberi.

Sarà talmente bello che neanche ci chiederemo dove saremo finiti.

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11/12/14 I passeggeri del mese #

I passeggeri del mese: Stefano Bonazzi

I passeggeri del mese: Stefano Bonazzi

Oggi parliamo con Stefano Bonazzi scrittore e artista grafico ferrarese. Il suo esordio come autore è stato “A bocca chiusa” edito Newton Compton, definito geniale, intelligente e arguto.

Chi è Stefano Bonazzi?

Sono un mammifero bipede sei giorni su sette (il sabato in genere deambulo anche sulle mani in base al tasso alcolico), formato dal 99% d’insicurezze, fobie, ossessioni, deliri, scadenze e da un 1% di determinazione. Alla fine è proprio quel 1% per cento che mi sprona ancora a provarci ancora. A far cosa? Mah, forse a lanciare un lieve assolo di pianoforte in questo mare di megafoni isterici, la cosa buffa però, è che io non so suonare nemmeno un accordo.
Questo è quello che sono davvero, poi certo c’è la parte biografica/istituzionale che si può riassumere così: ho iniziato a 14 anni servendo caffè e riempiendo cannoli (ogni mattina ustionandomi i polpastrelli perché in una pasticceria non c’è mai tempo per aspettare le giuste temperature), ho comprato la mia prima reflex digitale a 19, mi sono buttato nel mondo dei paciughi digitali a 21 in cerca di una cura a quei bastardi attacchi di panico che non mi permettevano di godermi nemmeno una doccia in santa pace.
Ah, già, poi ho fatto qualche mostra in giro per l’Europa e ho scritto un libro, ma di questo penso ne parleremo qualche riga sotto, no?

Esattamente. A bocca chiusa, il tuo romanzo d’esordio edito newton Compton, e’ duro, forte, la storia di un bambino che vive in periferia in una situazione familiare difficile. Com’è nata questa idea?

E’ nata principalmente dalla rabbia. Ogni pagina è uno sfogo personale. Verso cosa? Bah, ormai non lo so più nemmeno io. Diciamo verso la vita, la società ed i rapporti superficiali, si diciamo così, che fa tanto “canzone di Ligabue”, mette d’accordo un po’ tutti e magari mi aiuta a piazzare qualche copia in più. Molti editori hanno rifiutato questo libro dicendo che i suoi protagonisti sono “troppo grotteschi” ed il lettore avrebbe faticato ad identificarsi in essi. Peccato che la maggior parte di questi editori non viva in un appartamento del comune nella periferia di Ferrara, che poi è la periferia di qualsiasi città, di qualsiasi nazione, stato, pianeta.
Ci saranno sempre periferie a disposizione per scrittori in cerca di storie forti, che magari le percorrono con le cuffie nelle orecchie, in una domenica d’inverno, senza una mano da stringere, un abbraccio in cui rifugiarsi.
Ecco, adesso che vi ho commosso al punto giusto, siete davvero pronti per leggerlo.

Stefano, i tuoi lavori di grafica sono molto suggestivi e di grande impatto. A quale dei tuoi progetti sei più legato? Fra scrittura e grafica quale dimensione senti a te maggiormente vicino?

Sono nato come fotografo, ma vorrei schiattare come scrittore. Penso che la fotografia sia comunque un medium meno immediato della scrittura. La fotografia è schiava di limiti (tecnici e pratici), la scrittura no. Prendi un foglio di carta e una penna (ma basta anche una matita dell’Ikea) e inizi a costruire mondi. Quale altro strumento è tanto potente?
Certo le fotografia è stato il mio primo amore e, soprattutto, mi ha fatto passare gli attacchi di panico, di questo gliene sarò sempre grato, ma ho il timore che un giorno (presto o tardi) potrei esaurire le idee (e le diottrie). In fondo sono ormai 10 anni che attingo da essa, quindi devo prepararmi alla prospettiva. Chissà, magari sarà l’occasione per iniziare a studiare pianoforte.

Oltre a studiare pianoforte, quali altri sono i tuoi progetti per il futuro?

In genere tendo spesso a confondere i progetti con i sogni, sono un cinico disilluso sognatore (che poi sarebbe quasi un controsenso, ma tanto io adoro i controsensi), quindi questa volta cercherò di fare un po’ d’ordine.
Progetti ideali:
– pubblicare la nuova serie fotografica ed essere recensito da Empty Kingdom;
– pubblicare un bestseller da Premio Nobel, che riesca a convincere intellettuali e casalinghe di Voghiera senza spargimenti di sangue;
– una mostra personale a Camden Town;
– un loft con vista su Hyde Park (ma mi accontento anche di uno scorcio dei Navigli);
– un Maine Coon di un metro e mezzo (cercate su Google se non sapete cosa sia);
– poter stringere la mano di persona a Gottfried Helnwein (idem come sopra).
Progetti realizzabili:
– una nuova serie fotografica;
– (tentare di) pubblicare un altro libro;
– una mostra personale a Bologna;
– un monolocale di 36mq, preferibilmente non troppo lontano dal centro di Ferrara.
Grazie Paolo per aver ospitato i miei vaneggiamenti e grazie anche a chi deciderà di dedicargli i 4minuti e 37 secondi necessari per arrivare alla fine dell’articolo (io almeno ho impiegato tanto, però io leggo in fretta. Troppo in fretta).

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11/12/14 News #

Il diamante giallo su La Nuova Ferrara 3

Il diamante giallo su La Nuova Ferrara 3

Oggi su La Nuova Ferrara è stata pubblicata “Listone” la terza puntata del mio racconto “Il diamante giallo”, la ripropongo per chi oggi non abbia acquistato il giornale.

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Fazzoletto da tasca colorato, occhiali sulla punta del naso per darmi un tono, centomila idee nelle tasche e bollicine nel bicchiere. Questo sono io.
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