Paolo Panzacchi
L'ultima stazione del mio treno

Fernandel

27/10/16 News # , , , , , , , , , , , , , , , , , , ,

Novembre – dicembre

Novembre – dicembre

Ciao a tutti, ci sono nuovi appuntamenti per novembre e dicembre.

L’ultima intervista

4 novembre Rimini (RN), Libreria Feltrinelli, Largo Giulio Cesare4, ore 18, ne parlerò con lo scrittore Giovanni Pannacci;

18 novembre Forlì (FC), Verdepaglia Bistrot, Via Bologna 277, ore 19,Libreschi organizzato da Canto 31, con Silvia Antenucci e altri autori;

7 dicembre Fossanova San Marco (FE), Sisters’ Caffè, Via Madonna della Neve 28, con Stefano Bonazzi e Riccardo Vaccari.

Weekend con il mostro

Presenteremo la nuova antologia edita Fernandel a cura di Gianluca Morozzi, con un racconto dello stesso Morozzi e di Alberto Andreoli Barbi, Matteo Bernardini, Francesca Bertuzzi, Stefano Bonazzi, Paolo Capponi, Catia Cicchetti, Francesca Gori, Michel Minghetti, Grazia Negrini, Giovanni Odino, Paolo Panzacchi, Silvia Rossi.

19 novembre Bologna, Ubik, Via Irnerio 27, ore 12.

Le 13 porte. Bologna : lo zodiaco del delitto 

Presenteremo l’antologia edita Damster, collana Comma21, con un racconto degli autori: Nicola Arcangeli, Katia Brentani, Carmine Caputo, Fabrizio Carollo, Roberta De Tomi, Massimo Fagnoni, Vito Introna & Francesca Panzacchi, Lorena Lusetti, Andrea Masotti, Fabio Mundadori, Luca Martinelli, Luca Occhi, Catia Pieragostini, Paolo Panzacchi, Daniela Respoli, Damian Wild.

11 dicembre Bologna, Ubik, Via Irnerio 27, ore 18.

 

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29/02/16 News # , , , ,

Marzo

Marzo

Ciao a tutti. Per il mese di marzo non sono previste al momento presentazioni de “L’ultima intervista”, ci vedremo per due appuntamenti dell’antologia “Denti” edita Fernandel.

1 marzo, Budrio (BO), ore 20.45, Libreria Biblion in Via Benni 5, con Gianluca Morozzi;

5 marzo, Ravenna, ore 18.00, Libreria Liberamente in Via L.B. Alberti 38, con Gianluca Morozzi.

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05/02/16 News # , , ,

Febbraio

Febbraio

Ciao a tutti! Ecco gli appuntamenti di febbraio con L’ultima intervista e Denti.

4 febbraio Guidizzolo (MN) ore 21.00 presso la Biblioteca Comunale, Via IV Novembre 49, con Federica Belleri presenterò L’ultima intervista;

6 febbraio San Giovanni in Persiceto (BO) ore 17.30 presso la Cartolibreria Il Melograno, Piazza Carducci 3, presentazione di Denti con tutti gli autori;

20 febbraio Modena (MO) ore 18.30 al BUK Fiera della piccola e media editoria, con Federica Belleri presenterò L’ultima intervista nella Sala Costoli Sapio.

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10/12/15 News # , , , , ,

Dicembre

Dicembre

Ciao a tutti. Per il mese di dicembre non sono previste presentazioni de “L’ultima intervista”, ci vedremo per due appuntamenti dell’antologia “Denti” edita Fernandel.

10 dicembre, Bologna, ore 20.30, Fun Cool Oh in Via Belvedere 2, con Gianluca Morozzi e il Trio Insolito Live;

21 dicembre, Forlì (FC), ore 21, Cosmonauta in Via Giorgio Regnoli 41, con Gianluca Morozzi.

Vi aspetto!

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30/11/15 News # , , ,

Denti

Denti

Tenetevi forte è in arrivo “Denti” un’antologia pubblicata da Fernandel in collaborazione con Canto 31, curata da Gianluca Morozzi. Il mio racconto “Sette e sedici minuti” sarà uno degli undici che la comporranno. Con me in questa bellissima avventura ci sono altri dieci autori: Silvia Antenucci, Roberto Battistini, Marco Bertelli, Lorenza De Rigo Cromaro, Antonio Koch, Giorgio Maringola, Francesca Massaroli, Mercedes Pimentel, Alessandro Retini e Monica Vezzani.

La prima presentazione è prevista per il 10 Dicembre alle ore 20.30 a Bologna al Fun Cool Oh in Via Belvedere 2/A.

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11/09/15 I passeggeri del mese # , , , ,

I passeggeri del mese: Massimo Padua

I passeggeri del mese: Massimo Padua

Oggi parliamo con grandissimo piacere con Massimo Padua ravennate classe 1972. Ha pubblicato “La luce blu delle margherite” (Fernandel, 2005; II ed. 2010), “L’eco delle conchiglie di vetro” (Bacchilega, 2008), il mystery/noir “L’ipotetica assenza delle ombre” (Voras, 2009; Fernandel, 2015), la raccolta di racconti “Si sta facendo buio” (Voras, 2011), “A un passo dalla luna piena” (Fernandel, 2014), la serie thriller/horror a puntate “L’abbandono” (Lettere Animate, 2014/2015) e la silloge di poesie “Con pelle di spine” (Gilgamesh, 2015). È presente in diverse antologie, tra le quali “Racconti nella rete” (Nottetempo, 2008), “Io mi ricordo” (Einaudi, 2009) e “Per le strade di Roma” (Ensemble, 2014). È direttore editoriale della collana di narrativa mystery/noir “Oscura” per Antonio Tombolini Editore.

Chi è Massimo Padua?

Diciamo che sono un tipo solitario che allo stesso tempo ama stare in compagnia. Qualche volta, però, le persone delle quali mi circondo sono fatte di carta e inchiostro. L’importante è distinguere i due “gruppi”.

“L’ipotetica assenza delle ombre” è la storia di Marco uno scrittore in crisi che eredita una casa dal misterioso Signor Newman. Questo romanzo è appena uscito in una nuova edizione per Fernandel, ci racconti qualcosa di questo tuo progetto?

“L’ipotetica assenza delle ombre” è un romanzo dalle tinte fosche che è nato sgomitando, ha preteso tutta la mia attenzione e mi ha costretto a una dedizione che, forse, non avevo mai sperimentato prima. È stato pubblicato per la prima volta nell’autunno del 2009 dalla Voras edizioni ed è andato esaurito quasi subito, tanto da meritare un paio di ristampe. All’epoca, i “miei” lettori sono rimasti sorpresi: dopo i toni più delicati delle pubblicazioni precedenti, si sono ritrovati a leggere una storia densa di misteri e dalle atmosfere che viravano decisamente verso il noir. Ma a me non sono mai piaciute le etichette e, soprattutto, non mi lascio imbrigliare da un genere. Mi piace spaziare e scrivere le storie che, secondo me, meritano di essere raccontate. Il romanzo, comunque, mi ha dato grandi soddisfazioni (che poi sono tutto quello che si cerca, in fondo), ha vinto con mia grande sorpresa il Premio Perelà per il romanzo edito e pare non aver ancora terminato la sua corsa. Adesso Fernandel, l’editore con il quale ho esordito nel 2005 con “La luce blu delle margherite” e che ha continuato a credere in me con “A un passo dalla luna piena” dell’anno scorso, ha voluto recuperarlo. Inutile dire che gli sono grato, anche perché la storia di Marco e della casa del signor Newman è ancora viva, come se l’avessi scritta ieri. È un piacere tornare a parlarne.

“A un passo dalla luna piena” è un romanzo intenso, duro che sa emozionare e lascia senza respiro. Mi puoi raccontare come hai costruito la trama? Il personaggio di Simone è incredibilmente maturo per la sua tenera età, ci racconti questo personaggio e il suo modo di rapportarsi con la madre?

Ho covato questo romanzo per anni. Volevo raccontare una storia quotidiana, un piccolo grande dramma, un testo che si allontanasse dai temi che di solito prediligo. Ogni singolo capitolo è stato, per me, una scoperta. Diciamo che mi sono lasciato andare senza condizionamenti, senza pensare troppo a come avrebbero reagito eventuali lettori. In questo modo mi sono trovato tra le mani una storia che si può definire “normale”, almeno nelle prime due parti, ma che a poco a poco costringe i personaggi a discendere in un abisso dal quale uscire indenni non sarà così semplice. Il rapporto tra Simone e la madre, verso la quale il bambino ripone una fiducia che tende a sgretolarsi, rischia di essere compromesso per sempre fino a un finale solo all’apparenza rassicurante. Purtroppo il marcio si annida spesso dietro ciò che consideriamo accettabile e, viceversa, ciò che ci appare come pericoloso può rivelarsi l’unica strada per la salvezza. Non è stato semplice entrare nella psicologia dei personaggi di questo romanzo perché tutti nascondono un lato ambiguo, esattamente come la luna con le sue fasi.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Oltre alla nuova edizione de “L’ipotetica assenza delle ombre”, in questi giorni è in uscita la mia prima silloge di poesie. Si intitola “Con pelle di spine” ed è pubblicata dalla Gilgamesh, una casa editrice che ha amato moltissimo il mio lavoro e che ha voluto investire su questo progetto. Poi ho un paio di romanzi in cerca di editori: una storia per ragazzi – un’esperienza che mi ha divertito – e un “quasi horror” che mi piacerebbe vedere pubblicato l’anno prossimo. Adesso sto lavorando alla stesura di due nuovi progetti, ancora una volta molto diversi tra loro. Nel frattempo collaboro con Antonio Tombolini editore in veste di curatore della collana di narrativa noir/mystery “Oscura”. Diciamo che non mi annoio…

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13/06/15 I passeggeri del mese # , , ,

I passeggeri del mese: Matteo Ferrario

I passeggeri del mese: Matteo Ferrario

Oggi parliamo con grande piacere con Matteo Ferrario, nato nel 1975 in provincia di Milano, dove vive e lavora. Architetto e giornalista, collabora con riviste di costruzioni e di edilizia sostenibile. Ha pubblicato racconti nelle antologie “Via dei matti numero zero” (Terre di Mezzo, 2002), “Racconti diversi” (Stampa Alternativa, 2004) e “Q’anto ti amo” (Damster, 2014). Per Fernandel ha pubblicato il romanzo “Buia” (2014) e il suo ultimo romanzo “Il mostro dell’hinterland”.

Chi è Matteo Ferrario?

Uno che ha iniziato a scrivere storie ai tempi dell’università, mentre studiava architettura, e da allora ha cercato sempre un modo per conciliare questi due mondi. Quando facevo progettazione non era semplice trovare il tempo per scrivere con regolarità, ma è stato in quegli anni che ho pubblicato i primi racconti su antologie collettive e riviste letterarie. Poi ho iniziato a collaborare con riviste tecniche, il lavoro che faccio tuttora, e ho riorganizzato le mie giornate in modo da portare avanti con regolarità i progetti di scrittura. Nel 2014 ho pubblicato il primo romanzo, Buia, e quest’anno è uscito il secondo, Il mostro dell’hinterland.

Il tuo nuovo romanzo “Il mostro dell’hinterland” edito Fernandel, racconta la storia di Riccardo Berio, condannato all’ergastolo. Nelle pagine di questo libro ti sei ispirato a un fatto di cronaca risalente a qualche anno fa. Come mai questa scelta? Inoltre il tutto è ambientato in una Milano che ben conosci. Qual è il rapporto con la tua città?

Il fatto di cronaca a cui il romanzo è liberamente ispirato risale a dieci anni fa. Si era svolto in un’altra parte d’Italia, ma ne ero rimasto profondamente colpito perché il contesto sociale e familiare mi ricordava molto l’hinterland milanese in cui ero cresciuto. Il personaggio di Riccardo, che ha comunque una vita del tutto autonoma, ha iniziato a prendere forma all’epoca, ma un po’ come la protagonista di Buia, il romanzo precedente, ha avuto bisogno di qualche anno per trovare la sua storia. Stavolta ho scelto di partire dalla cronaca perché avevo in mente di scrivere un romanzo meno intimo del primo, più politico e, a dispetto dell’isolamento in cui vive il protagonista sia prima che dopo la sua incarcerazione, più rivolto verso la società e i suoi rapporti di forza. Riccardo vede tutto questo con lucidità ancora maggiore, proprio perché se ne è tirato fuori. I luoghi del romanzo – la cintura esterna di Milano – sono quelli che più conosco, ma anche l’ambientazione naturale per le storie che scrivo: sono convinto che alcune dinamiche di cui mi interessa occuparmi possano essere osservate meglio nei contesti periferici che nei centri delle grandi città. Il personaggio principale de Il mostro dell’hinterland è uno che nella sua esistenza ha sempre cercato di nascondersi, e questo è sicuramente un obiettivo che si può realizzare anche vivendo in mezzo al caos di una metropoli, ma in modi diversi: lì ci si rende invisibili attraverso l’anonimato, mescolandosi con la gente. In una comunità più piccola, come quella dove vive Riccardo, questo non è possibile, perché se partecipi anche solo un minimo alla vita sociale sei sempre individuabile, ed è a questo che lui cerca di sottrarsi, diventando un fantasma. Il mio rapporto con il posto in cui vivo è molto più semplice del suo, nel senso che sono abbastanza vicino a Milano da poterla frequentare con regolarità, ma al tempo stesso mi piace sempre tornare nella tranquillità dell’hinterland, e forse anche per questo non ho mai voluto andarmene.

Nel tuo romanzo c’è un personaggio molto importante, Mara. Ci vuoi parlare di come hai costruito il rapporto tra lei e Riccardo?

A un primo sguardo, Riccardo non è esattamente il tipo da cui ci si aspetta un passato interessante a livello sentimentale, ma in realtà è un personaggio molto complesso, dal carattere chiuso e pieno di segreti, e anche in questo campo riserva delle sorprese. Mara, come dice lui stesso in un passaggio, sarebbe stata la sua anima se ne avesse avuta una. Mi fa piacere che si parli di lei come di un personaggio importante per il romanzo, perché sono d’accordo: è la figura in cui si materializza lo scarto fra l’immagine mediatica del mostro Riccardo Berio e la verità del suo cuore. Nel rapporto con Mara c’è una buona componente di autolesionismo da ambo le parti, e anche un certo numero di occasioni perse, ma resta il fatto che lei rappresenta da sempre l’unica possibilità di salvezza per lui, il solo spiraglio che si è aperto nel corso della sua esistenza, che per altri versi sembra già decisa dall’inizio. Mara è l’opposto di Riccardo: una che non si risparmia e va incontro alla vita facendosi male, una ribelle. Sarebbe difficile definire Il mostro dell’hinterland una storia d’amore, ma di certo ne contiene una, come tutti i romanzi e i racconti che ho scritto finora: senza personaggi che amano o almeno ci provano, magari anche fallendo, credo che la letteratura perda gran parte del proprio significato, come la vita.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

In questo periodo sto finendo il lavoro su un racconto, destinato a un’antologia collettiva mystery/noir cui sono stato invitato a partecipare, quindi credo sarà questa la prima uscita dopo Il mostro dell’hinterland. Poi c’è un libro di racconti non di genere ultimato da un po’, con altrettante protagoniste femminili raccontate dalla voce di uomini che ne erano innamorati, dopo la fine di tutto. Nel frattempo ho iniziato un nuovo romanzo. Sarà un terzo esperimento sulla prima persona dopo quelli dei primi due libri, con un protagonista che si rivolge direttamente alla donna della sua vita, in una sorta di confessione. Il suo punto di vista mi interessa in modo particolare, perché è quello del padre di una bambina ancora piccola, che cerca di fare del suo meglio, ma anche quello di un uomo che ha ucciso: uno dei “cuori di tenebra” di cui mi interessa sempre occuparmi, sia come lettore che come autore.

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13/02/15 I passeggeri del mese # , , , , ,

I passeggeri del mese : Gianluca Morozzi

I passeggeri del mese : Gianluca Morozzi

Oggi parliamo con grande piacere con Gianluca Morozzi, scrittore bolognese che ci ha appena regalato la raccolta di racconti “L’amore ai tempi del telefono fisso” edita Fernandel. Gianluca è anche un musicista, chitarrista degli Street Legal, un grande appassionato di fumetti Marvel, un tifoso rossoblu e conduce con Moreno Spirogi  su Radiocittà Fujiko il programma “L’era del Moroz”.

Chi è Gianluca Morozzi?

Uno che ha avuto la sfortuna di pubblicare il primo romanzo il 12 settembre 2001, ottenendo così ben poca attenzione mediatica, ma anche la fortuna di agganciarsi all’ultima coda di attenzione nei confronti degli scrittori esordienti usciti per case editrici piccole ma rinomate.
Oppure: uno che ha imparato a scrivere copiando sia Stephen King che i racconti di Fantozzi. Il che, pur apparendo una cosa un po’ schizofrenica, gli ha insegnato a padroneggiare in egual modo lo stile drammatico e quello comico.
Oppure: uno che, dopo 15 anni a navigare nel bizzarro mondo dei libri, in Italia, ancora si diverte molto ed è felice di farne parte.
Ma anche: uno che di solito non parla di sé in terza persona.

Da poco è uscita per Fernandel la raccolta di racconti “L’amore ai tempi del telefono fisso”. Si passa dalla telefonata al telefono fisso della Patti, alle disperazioni degli amanti in formato avatar. Il tema dell’amore, dei primi approcci è sempre stato qualcosa di delicatissimo nelle nostre adolescenze e non solo. Secondo te è cambiato qualcosa dai tempi telefono vintage che troneggia in copertina a oggi nell’amore? Negli approcci, nella gestione dei rapporti?

Beh, io ero molto timido nel 1987, balbettavo, mi si seccavano le fauci, mentre componevo il numero con la cornetta in mano, senza sapere chi avrebbe mai risposto dall’altra parte (nonno? Madre? Sorella? Padre? Lei?)
Sognavo una straordinaria invenzione: un telefono personalizzato, o addirittura un compositore di messaggi. Poi tutto questo è successo, e le cose si sono complicate in altro modo. Avendo attraversato tutta la gamma delle situazioni, dal telefono fisso in corridoio ai drammi da doppia spunta blu di whatsapp, posso rispondere col finale di Io e Annie: “abbiamo tutti bisogno di uova”. Se non sapete cosa vuol dire questa storia delle uova, andate a cercarlo su youtube.

Leggendo “L’età dell’oro – La mia vita raccontata a Paz”, Italica Edizioni, si approfondiscono i tuoi esordi letterari, le prime esperienze con i concorsi letterari e le presentazioni dei tuoi romanzi anche negli angoli più remoti della provincia. Come mai hai voluto raccontare proprio al fantasma di Pazienza questi episodi? A quale tra i vari aneddoti che racconti nel romanzo sei maggiormente legato? Quale messaggio vuoi lasciare agli aspiranti scrittori?

Per raccontare della propria carriera letteraria senza apparire vanagloriosi, gongolanti e vanitosi bisognava trovare una voce. Una voce che parlasse un po’ in ginocchio, per così dire. E così ho scelto di raccontarla davanti a uno dei miei miti, praticamente con la testa sotto i suoi piedi come Benigni e Troisi con Savonarola.
Tra gli aneddoti che sono nel libro, mi piace particolarmente il lungo capitolo dedicato alla presentazioni più assurde che ho fatto. Sono fiero di essere sopravvissuto all’esperienza di aver parlato dei miei libri in una discoteca, in una libreria assediata dai pipistrelli, in un bar di camionisti, davanti a due addii al nubilato, in un cinema nell’intervallo di un film, e di non essere ancora completamente impazzito.
Il messaggio che voglio lasciare invece sta nel capitolo sugli 80 concorsi letterari persi prima di pubblicare il primo romanzo: non demordete, ragazzi, è tutto materiale da romanzo.

Quali sono i tuoi prossimi progetti?

A fine agosto uscirà per Guanda “Specchi neri”, un mio omaggio a un sottogenere che amo molto come L’enigma della camera chiusa. Intanto sto scrivendo il romanzo del 2016, e poi… altre cose potrebbero concretizzarsi, prima o poi.

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Fazzoletto da tasca colorato, occhiali sulla punta del naso per darmi un tono, centomila idee nelle tasche e bollicine nel bicchiere. Questo sono io.
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