START READING
13/06/15 I passeggeri del mese # , , ,

I passeggeri del mese: Matteo Ferrario

I passeggeri del mese: Matteo Ferrario

Oggi parliamo con grande piacere con Matteo Ferrario, nato nel 1975 in provincia di Milano, dove vive e lavora. Architetto e giornalista, collabora con riviste di costruzioni e di edilizia sostenibile. Ha pubblicato racconti nelle antologie “Via dei matti numero zero” (Terre di Mezzo, 2002), “Racconti diversi” (Stampa Alternativa, 2004) e “Q’anto ti amo” (Damster, 2014). Per Fernandel ha pubblicato il romanzo “Buia” (2014) e il suo ultimo romanzo “Il mostro dell’hinterland”.

Chi è Matteo Ferrario?

Uno che ha iniziato a scrivere storie ai tempi dell’università, mentre studiava architettura, e da allora ha cercato sempre un modo per conciliare questi due mondi. Quando facevo progettazione non era semplice trovare il tempo per scrivere con regolarità, ma è stato in quegli anni che ho pubblicato i primi racconti su antologie collettive e riviste letterarie. Poi ho iniziato a collaborare con riviste tecniche, il lavoro che faccio tuttora, e ho riorganizzato le mie giornate in modo da portare avanti con regolarità i progetti di scrittura. Nel 2014 ho pubblicato il primo romanzo, Buia, e quest’anno è uscito il secondo, Il mostro dell’hinterland.

Il tuo nuovo romanzo “Il mostro dell’hinterland” edito Fernandel, racconta la storia di Riccardo Berio, condannato all’ergastolo. Nelle pagine di questo libro ti sei ispirato a un fatto di cronaca risalente a qualche anno fa. Come mai questa scelta? Inoltre il tutto è ambientato in una Milano che ben conosci. Qual è il rapporto con la tua città?

Il fatto di cronaca a cui il romanzo è liberamente ispirato risale a dieci anni fa. Si era svolto in un’altra parte d’Italia, ma ne ero rimasto profondamente colpito perché il contesto sociale e familiare mi ricordava molto l’hinterland milanese in cui ero cresciuto. Il personaggio di Riccardo, che ha comunque una vita del tutto autonoma, ha iniziato a prendere forma all’epoca, ma un po’ come la protagonista di Buia, il romanzo precedente, ha avuto bisogno di qualche anno per trovare la sua storia. Stavolta ho scelto di partire dalla cronaca perché avevo in mente di scrivere un romanzo meno intimo del primo, più politico e, a dispetto dell’isolamento in cui vive il protagonista sia prima che dopo la sua incarcerazione, più rivolto verso la società e i suoi rapporti di forza. Riccardo vede tutto questo con lucidità ancora maggiore, proprio perché se ne è tirato fuori. I luoghi del romanzo – la cintura esterna di Milano – sono quelli che più conosco, ma anche l’ambientazione naturale per le storie che scrivo: sono convinto che alcune dinamiche di cui mi interessa occuparmi possano essere osservate meglio nei contesti periferici che nei centri delle grandi città. Il personaggio principale de Il mostro dell’hinterland è uno che nella sua esistenza ha sempre cercato di nascondersi, e questo è sicuramente un obiettivo che si può realizzare anche vivendo in mezzo al caos di una metropoli, ma in modi diversi: lì ci si rende invisibili attraverso l’anonimato, mescolandosi con la gente. In una comunità più piccola, come quella dove vive Riccardo, questo non è possibile, perché se partecipi anche solo un minimo alla vita sociale sei sempre individuabile, ed è a questo che lui cerca di sottrarsi, diventando un fantasma. Il mio rapporto con il posto in cui vivo è molto più semplice del suo, nel senso che sono abbastanza vicino a Milano da poterla frequentare con regolarità, ma al tempo stesso mi piace sempre tornare nella tranquillità dell’hinterland, e forse anche per questo non ho mai voluto andarmene.

Nel tuo romanzo c’è un personaggio molto importante, Mara. Ci vuoi parlare di come hai costruito il rapporto tra lei e Riccardo?

A un primo sguardo, Riccardo non è esattamente il tipo da cui ci si aspetta un passato interessante a livello sentimentale, ma in realtà è un personaggio molto complesso, dal carattere chiuso e pieno di segreti, e anche in questo campo riserva delle sorprese. Mara, come dice lui stesso in un passaggio, sarebbe stata la sua anima se ne avesse avuta una. Mi fa piacere che si parli di lei come di un personaggio importante per il romanzo, perché sono d’accordo: è la figura in cui si materializza lo scarto fra l’immagine mediatica del mostro Riccardo Berio e la verità del suo cuore. Nel rapporto con Mara c’è una buona componente di autolesionismo da ambo le parti, e anche un certo numero di occasioni perse, ma resta il fatto che lei rappresenta da sempre l’unica possibilità di salvezza per lui, il solo spiraglio che si è aperto nel corso della sua esistenza, che per altri versi sembra già decisa dall’inizio. Mara è l’opposto di Riccardo: una che non si risparmia e va incontro alla vita facendosi male, una ribelle. Sarebbe difficile definire Il mostro dell’hinterland una storia d’amore, ma di certo ne contiene una, come tutti i romanzi e i racconti che ho scritto finora: senza personaggi che amano o almeno ci provano, magari anche fallendo, credo che la letteratura perda gran parte del proprio significato, come la vita.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

In questo periodo sto finendo il lavoro su un racconto, destinato a un’antologia collettiva mystery/noir cui sono stato invitato a partecipare, quindi credo sarà questa la prima uscita dopo Il mostro dell’hinterland. Poi c’è un libro di racconti non di genere ultimato da un po’, con altrettante protagoniste femminili raccontate dalla voce di uomini che ne erano innamorati, dopo la fine di tutto. Nel frattempo ho iniziato un nuovo romanzo. Sarà un terzo esperimento sulla prima persona dopo quelli dei primi due libri, con un protagonista che si rivolge direttamente alla donna della sua vita, in una sorta di confessione. Il suo punto di vista mi interessa in modo particolare, perché è quello del padre di una bambina ancora piccola, che cerca di fare del suo meglio, ma anche quello di un uomo che ha ucciso: uno dei “cuori di tenebra” di cui mi interessa sempre occuparmi, sia come lettore che come autore.

0 likes no responses
12/06/15 News # ,

L’ultima intervista

L’ultima intervista

Con gioia annuncio la firma del contratto di edizione de “L’ultima intervista” con Maglio Editore, il romanzo uscirà in autunno. Elena, Alba e Guglielmo torneranno a fare danni, dopo averli conosciuti nelle pagine di Dreamin’ vicious ora potrete apprezzarli ancora di più. Amore, disagio, inquietudine, passione e sfrontatezza assoluta saranno i protagonisti di queste pagine.

0 likes no responses
04/06/15 I passeggeri del mese # , , , , ,

I passeggeri del mese: Andrea Pelacani

I passeggeri del mese: Andrea Pelacani

Oggi parliamo con grande piacere con Andrea Pelacani nato nel 1977, bolognese di Argelato e residente a Poggio Renatico, è tifoso per motivi anagrafici solo dalla seconda metà degli anni Ottanta con il Puffo Marronaro come primo idolo giovanile, allena con passione i pulcini del suo paese d’origine, ama le letture sportive e ha una sola grande certezza: non smetterà mai di seguire il Bologna. Ci ha regalato il suo primo libro, edito Maglio Editore, “Da sindaco della fascia, alla fascia di sindaco – Il Bologna di Carlo Nervo”.

Chi è Andrea Pelacani?

Sono un impiegato postale grande appassionato di letture sportive, in primis di storie di calcio e ovviamente di tutto ciò che concerne il Bologna, di cui sono un tifoso fedele (sono abbonato da oltre vent’anni, ma solo per motivi anagrafici..) e nostalgico. Qualche anno fa, quando il mio palpitante seguire fin da bambino delle sorti di questa squadra si unisce alla mia facilità nel ricordare tanti eventi legati ad una maglia a due ben distinti e imprescindibili colori, l’idea di effettuare un’incursione nel campo della scrittura da vero e proprio protagonista mi entra a gambe unite nel cervello. Si tratta di un’esperienza per me inedita e dal sapore di sfida personale, ma che decido di raccogliere senza paura in quanto mi reputo un discreto “custode della memoria”, una sorta di piccolo “Civ” della Bassa, giusto per fare un paragone, forse improbabile ma convincente, quasi da Davide (io) contro Golia (Gianfranco Civolani). E poi se qualche amico mi ha affibbiato il soprannome di “Almanacco” un motivo ci deve pur essere… Passare dunque dalla mente alla tastiera diventa semplice ma nello stesso tempo impegnativo. D’altronde, riuscire a coniugare lavoro, famiglia (sono sposato con Federica e abito a Poggio Renatico) e impegni vari (alleno ad Argelato, mio paese d’origine, la squadra locale degli Esordienti) non è mai una formalità.

“Da sindaco della fascia, alla fascia di sindaco” racconta la storia di uno dei calciatori più rappresentativi del Bologna degli ultimi anni, quella di Carlo Nervo. Come mai hai scelto di parlarci proprio di lui? Che ricordo hai di questo giocatore?

Vorrei prima di tutto precisare che non si tratta della classica biografia dedicata ad un calciatore ma il mio è racconto che abbraccia un periodo preciso della storia rossoblu, ovvero dal 1994 al 2007, anni che hanno visto passare da queste parti campioni di rango internazionale e mondiale, oltre a tecnici di valore e dal carisma inequivocabile. Baggio, Signori, Ulivieri, Mazzone non sono affatto nomi messi giù a caso… Carlo Nervo è a mio avviso il giocatore che rappresenta al meglio questa era calcistica e ho cercato quindi di elevare al rango di protagonista proprio lui, l’indimenticata eclettica ala destra vicentina, il recordman di presenze degli ultimi quarant’anni, dalla C alla A con il Bologna, passando per l’Europa e riuscendo persino ad indossare la maglia azzurra della Nazionale. Senza dubbio tra i giocatori più amati di sempre dai tifosi per la professionalità, l’umiltà e l’abnegazione con cui ha solcato per anni il lato destro del campo . Il mio è anche un omaggio indiretto al presidente Gazzoni, l’uomo della rinascita. Se poi c’è stata in seguito una discutibile caduta, questa è un’altra storia. Mi ha inoltre incuriosito il percorso post calcistico di Carlo, diventato primo cittadino del suo paese d’origine, Solagna, e nel contempo imprenditore nel settore dell’arredamento. In poche parole, con questo volume mi sono di fatto autoproclamato portatore sano dell’affetto dei tifosi nei confronti di questo ottimo giocatore, persona gentile e garbata che ho avuto il piacere di conoscere e che nonostante gli anni trascorsi dal suo addio al calcio, non ha lasciato veri e propri “eredi” sul campo. Ali come Nervo da queste parti sono ormai in via d’estinzione.

Nel tuo libro ci hai fatto rivivere i grandi fasti di un Bologna Football Club che ormai sembra svanito nella memoria. Quali episodi, da tifoso, ricordi con maggior emozione del periodo dei rossoblu che hai descritto in queste pagine?

Ce sono vari ma senza alcun dubbio l’incornata rabbiosa di Giorgio Bresciani al Chievo, rete al fotofinish che valse la promozione in A nella stagione 1995-96, occupa il primo posto nella mia personale top five…quell’urlo dello stadio da pelle d’oca perenne ancora non lo dimentico, peccato, che il cross vincente l’abbia effettuato Doni e non Carletto, per non parlare poi dell’arrivo di Roby Baggio, certe sue reti mi hanno addirittura commosso. Il ritorno in Europa con il gol di Nervo a Lisbona. Il 3-0 inflitto alla Juve di Lippi in mezz’ora, la cavalcata europea con la finalissima sfiorata! Momenti intensi di storia rossoblu, nostalgia più che canaglia quando si pensa al presente.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Prima di tutto spero che il Bologna ritorni in fretta agli antichi (ma non troppo) fasti. La nuova società ha tutte le carte in regola per farlo. Dal canto mio,non mi reputo ovviamente uno scrittore ma resto un tifoso devoto. La lettura e la scrittura mi appassionano sempre e al momento sto ricercando e raccogliendo il materiale per un altro progetto, ovviamente sul genere calcistico-letterario.. e quale altrimenti,no? Ho già le idee chiare su come predisporre il lavoro che quando si fa con passione si trasforma sempre in puro divertimento.. se poi in futuro diventerà un libro ne sarò ben lieto… intanto Forza Bologna!!

0 likes no responses
31/05/15 L'ultima stazione del mio treno

Schiena a schiena

Schiena a schiena

In molti si chiedono dove altri siano finiti, non sapendo che, gli altri, nello stesso momento si stanno ponendo la medesima questione.

Ci si rincorre senza sapere il giorno in cui ci si volterà capendo di essere sempre stati schiena contro schiena.

0 likes no responses
28/05/15 I passeggeri del mese # , , ,

I passeggeri del mese: Patrick Fogli

I passeggeri del mese: Patrick Fogli

Oggi parliamo con grande piacere con Patrick Fogli, bolognese nato nel 1971, ingegnere informatico, definibile come uno degli scrittori noir di maggior talento della propria generazione, ci ha regalato libri di assoluto valore come “La puntualità del destino” e “Vorrei essere fumo” entrambi editi Piemme, sino all’ultima opera “Io sono Alfa” edita Frassinelli.

Chi è Patrick Fogli?

Uno che ama scrivere storie, che si guarda intorno. Uno pieno di domande senza risposta e che non smette di farsene di nuove.

“Io sono Alfa” è l’ultimo tuo romanzo. Una storia potente e molto dura. I protagonisti sono Gualtiero, Francesca e Paolo. Tutto comincia con una serie impressionante di esplosioni, una strage dopo l’altra. Com’è nata questa idea? Hai voluto raccontarci le paure che azioni di questo tipo potrebbero scatenare, è stato difficile scrivere queste sensazioni?

È nata con alcune domande. Come reagiremmo di fronte a una minaccia che fa veramente sul serio? Cosa non saremmo mai disposti a perdere del nostro modo di vivere? Che cosa, invece, saremmo disposti a sopportare per una sicurezza vera o presunta? Volevo raccontare una società spaventata, la nostra. Raccontare cosa siamo diventati, la superficialità, l’ignavia, la vigliaccheria. Volevo un libro che ci mettesse a nudo, usando la paura – con cui conviviamo da almeno un ventennio – come catalizzatore.

Gualtiero è un politico, Francesca è un chirurgo e Paolo un giornalista. Come hai costruito i tuoi personaggi? Quali punti hanno in comune?

Semplificando potrei risponderti che il loro punto in comune è Alfa. In realtà sono tutti e tre alla ricerca di un punto di orientamento che non trovano più. Alcuni lo hanno già perso, all’inizio del romanzo, altri lo perderanno per l’arrivo di Alfa e tutti e tre dovranno pensare a cosa siamo diventati, mettendo al centro del ragionamento loro se stessi, la loro paura, la loro rabbia, il loro bisogno di verità, con la maiuscola o senza.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Sto scrivendo una storia che ha a che fare con l’identità, un altro tema che mi interessa molto. E ho qualche romanzo che mi gira per la testa. Vediamo cosa salta fuori.

0 likes no responses
23/05/15 L'ultima stazione del mio treno

La festa finita

La festa finita

Quando le feste finiscono le persone se ne vanno e chi rimane ascolta il silenzio che ha dentro.

Silenzio.

Silenzio.

Silenzio.

Silenzio.

Silenzio.

Poi ricominci anche a respirare e ti ricordi che male non fa.

0 likes no responses
13/05/15 L'ultima stazione del mio treno

Aquilone rosso

Aquilone rosso

I sogni più belli sono in alto.

Basta alzare gli occhi per trovarne uno.

0 likes 2 responses
11/05/15 L'ultima stazione del mio treno

Cielo

Cielo

Se il mondo non ti basta bevi il tuo cielo e portalo dentro di te.

0 likes no responses
01/05/15 I passeggeri del mese # , , , , ,

I passeggeri del mese: Gianluca Mercadante

I passeggeri del mese: Gianluca Mercadante

Oggi parliamo con grandissimo piacere con Gianluca Mercadante, scrittore nato a Vercelli. Ha pubblicato McLoveMenu (Stampa Alternativa, 2002; Premio Parole di Sale), Il banco dei somari (NoReply, 2005), Nodo al pettine – Confessioni di un parrucchiere anarchico (Alacràn, 2006), Polaroid (Las Vegas, 2008), Il giardino nel recinto di vetro (Birichino, 2009), Cherosene (Las Vegas, 2010), Caro scrittore in erba (Las Vegas, 2013), Noi aspettiamo fuori (Effedì Ed., 2014) e Casinò Hormonal (Lite Editions, 2015). Suoi racconti sono inoltre apparsi in antologie, riviste di settore e per il Giallo Mondadori.

Chi è Gianluca Mercadante?

Uno che scrive. O un disadattato mentale, se preferisci.

Il tuo ultimo libro “Casinò Hormonal” uscito per Lite Editions ha come sfondo il mondo delle pellicole a luci rosse, come mai hai deciso di affrontare questo tema? Ci racconti qualcosa dei due protagonisti?

Perché è un tema scomodo e può diventare una bella sfida raccontare un tema scomodo – e sordido, come può apparire il porno – con eleganza, utilizzando lo sfondo dell’industria pornografica allo scopo di far emergere con prepotenza i temi centrali del libro: l’amicizia fra i due protagonisti – il regista Alessandro Lodato, detto Sandrino, e il pornodivo Diego Paloalto -; l’amore fra l’io narrante Diego e sua moglie Tiziana; il bivio esistenziale di un quasi quarantenne che ha fondato la sua vita sul porno e ora si trova diviso su due fronti a risolvere lo stesso problema. Sul set pare abbia infatti qualche calo di virilità. Contemporaneamente, tra le mura domestiche, Tiziana non riesce ad avere da lui il figlio che entrambi desiderano. “Casinò Hormonal” tratta quindi il tema della sterilità maschile cercando di abbatterne innanzitutto la fobia. E, dato che l’ambiente del porno ben si presta a una narrativa di tipo grottesco, lo fa a suon di risate.

Nel tuo pamphlet “Caro scrittore in erba…”, edito da Las Vegas, ci hai raccontato invece il mondo dell’editoria seria e non. Molte persone oggi hanno un libro nel cassetto e si domandano cosa poter fare di quel plico di fogli. Quali consigli puoi dare a questi scrittori in erba?

Senz’altro di non pagare. Un autore può per mille motivi al mondo non fare mai affidamento sulla propria opera letteraria quand’è ora di saldare le bollette, ma di sicuro non deve anche rimetterci. E poi, riflettiamoci un momento: cos’è una casa editrice? Un’azienda. E in quale azienda al mondo il datore di lavoro non si sobbarca il rischio d’impresa? Un editore privato del necessario rischio d’impresa che deve assumersi nell’immettere sul mercato un libro, è come invitato a non promuoverne in alcun modo la diffusione. I suoi soldi se li è presi, s’è già messo in pari. Tanti saluti e grazie. Se il mondo editoriale dovesse sbattervi le porte in faccia dappertutto, andate in tipografia e provvedete in autonomia, piuttosto, ma non finite in pasto a questi caimani dell’editoria a pagamento. Col solo fatto di esigere dallo scrittore esordiente un contributo economico finalizzato alla pubblicazione della sua opera dimostrano quanto di quell’opera gliene freghi.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Sto scrivendo un testo teatrale per una commedia musicale, un’altra produzione dei Banda Putiferio, una band della Brianza con cui da anni sto collaborando. Il nostro ultimo progetto, “Liscio Assassino”, è un libro+cd edito da Zona Edizioni che contiene contributi ad opera di noiristi importanti, quali Massaron, Morozzi, Limardi, Pinketts, Vallorani, e interventi di autentici mostri del teatro italiano come Bebo Storti e Antonio Rezza. Il testo teatrale che sto realizzando è pensato per uno spettacolo nato a sua volta proprio intorno a questo progetto. Nella seconda parte del 2015 dovrebbe inoltre uscire da Las Vegas un mio nuovo pamphlet, strutturato in maniera simile a “Caro scrittore in erba…”. Il tema stavolta sarà però la lettura.

 

0 likes no responses
28/04/15 L'ultima stazione del mio treno

Attese

Attese

Quel che si attende è troppo spesso solo quello che si desidera.

Quello che avremo fra le dita sarà lo sgretolarsi di un vecchio sogno preso in prestito da chi non sapeva cosa farsene.

0 likes no responses
Fazzoletto da tasca colorato, occhiali sulla punta del naso per darmi un tono, centomila idee nelle tasche e bollicine nel bicchiere. Questo sono io.
Drammi Quotidiani on Twitter
Archivi
1 3 4 5 6 7 8 9 51