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29/02/16 News # , , , ,

Marzo

Marzo

Ciao a tutti. Per il mese di marzo non sono previste al momento presentazioni de “L’ultima intervista”, ci vedremo per due appuntamenti dell’antologia “Denti” edita Fernandel.

1 marzo, Budrio (BO), ore 20.45, Libreria Biblion in Via Benni 5, con Gianluca Morozzi;

5 marzo, Ravenna, ore 18.00, Libreria Liberamente in Via L.B. Alberti 38, con Gianluca Morozzi.

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24/02/16 L'ultima stazione del mio treno

Le cose che tolgono

Le cose che tolgono

Una vecchia tazza di latta piena d’acqua piovana giace ai piedi di un letto, un giaciglio di ferro e cartone. Disumano. Inospitale. Ghiacciato. La stanza in cui un uomo sta riposando somiglia più a una di quelle che avremmo potuto trovare in uno di quei manicomi lager degli anni settanta nel nostro paese. Qua non siamo in Italia, però. Ci sono alcuni chilometri che separano quello che viene considerato un uomo nonostante abbia solo vent’anni e quella che un tempo lui avrebbe anche potuto chiamare casa, se solo glielo avessero permesso. Lui è diventato uomo, secondo quello che è stato uno dei suoi comandanti in passato, dopo il primo colpo andato a segno, dopo aver tolto la vita per la prima volta. Tutto il resto è stato automatismo, movimenti muscolari, null’altro.

Gianni si alza, accende una Camel avendone prima tolto il filtro. Beve un sorso d’acqua dalla tazza di latta. Si gode un momento di nulla, di pensieri sciocchi, di voglia di qualcosa di buono da mangiare, il ricordo dell’odore del pane e quella sensazione piacevole delle lenzuola pulite sul proprio corpo nudo.

Ricorda ciò che non c’è.

Ricorda quel che può.

La Camel è a metà mentre gli occhi di Gianni cadono su un cartello stradale al di fuori della finestra della stanza. Vukovar recita la scritta. Croazia. Oggi è il 31 agosto 1991, da qualche giorno l’Armata Popolare Jugoslava sta assediando la città. Lui riceverà duecentomila dollari appena ucciderà il comandante degli assedianti. I croati e gli americani pagano bene, pensa mentre carica il proprio fucile Sako ed esce dal suo nascondiglio, affamato di soldi, sangue e morte, avendo ben presente da dove nasca il suo odio, da una mancanza, come tutte le cose che tolgono e non danno, mai.

 

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07/02/16 I passeggeri del mese

I passeggeri del mese: Alessio Romano

I passeggeri del mese: Alessio Romano

Oggi parliamo con grandissimo piacere con Alessio Romano, nato a Pescara nel 1978. Ha studiato a Bologna e presso la Scuola Holden di Torino. Ha esordito con il romanzo “Paradise for all” (Fazi, 2005), giudicato da molti critici come uno dei migliori debutti letterari degli ultimi anni. “Solo sigari quando è festa” (Bompiani 2015) è il suo secondo romanzo.

Chi è Alessio Romano?

La prima risposta che mi viene in mente è questa: un narratore innamorato delle storie.

Il tuo ultimo romanzo è “Solo sigari quando è festa” edito Bompiani. A quanto so è stato un lavoro che ha richiesto una lunga gestazione. Ci puoi raccontare come hai costruito la storia? Il contesto nel quale hai deciso di ambientare il tuo romanzo è una realtà che tu conosci bene, l’Aquila, essendo tu abruzzese, nello specifico hai voluto dare come sfondo alle vicende di Nick e del Ragno il sisma che ha colpito quella terra, come mai questa scelta?

Nella scrittura di “Solo sigari quando è festa” ho voluto cristallizzare su carta delle forti emozioni ed esperienze che sono legate alla tragedia del sisma del 2009. La cosa che più mi ha colpito di quella tragedia (al di là di tutte le tristi storie di malcostume e di alcune tragiche scelte legate alla ricostruzione) è stata proprio quella dell’idea di una morte così improvvisa e assurda, il crollo di ogni certezza, il sentire la terra tremare sotto i piedi, in pochi istanti che possono cancellare ogni cosa. Il genere del thriller (dall’inglese “to thrill”, tremare, rabbrividire), mi è sembrata la scelta più efficace. Il thriller è il genere dove il protagonista rischia di morire e da questo punto di vista può essere piegato in senso esistenziale, come ho cercato di fare io. Ovviamente il romanzo è poi diventato una lunga dichiarazione d’amore per la mia regione, l’Abruzzo, e la sua gente, la sua natura e, perché no?, anche i suoi prodotti gastronomici.

Nel tuo romanzo hai dato molto spazio a Facebook. E’ stata una scelta narrativa o hai voluto lanciare un messaggio specifico? Che rapporto hai con i social media?

Mi premeva raccontare un fenomeno che mi interessa molto. Così è nato Il Ragno, il serial killer che colpisce tramite una richiesta di amicizia in grado di trasformasi in un incubo. Io credo di avere un rapporto tutto sommato “sano” con Facebook (lo uso molto per promuovere la mia attività di scrittore e di organizzatore di eventi culturali, oltre che per tenermi in contatto con amici che lo sono prima di tutto nella vita reale); ma ho sempre di più l’impressione che dietro la diffusione dei social ci sia un problema di esibizionismo; la voglia di trasformare in pubblica la nostra vita privata, rinunciando (senza preoccuparci delle conseguenze) al diritto alla privacy.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Ce ne sono davvero molti, tutti più o meno legati alla scrittura. Ma per ora preferisco parlarti dell’unico certo. La pubblicazione, prevista per la prossima primavera, nella collana dei Tascabili Bompiani del mio primo romanzo: Paradise for All, uscito dieci anni fa. È una cosa di cui sono davvero molto orgoglioso e soddisfatto. E anche curioso di riaffrontare e rileggere un testo che non tocco più da così tanti anni. Mi fa uno strano effetto.

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05/02/16 News # , , ,

Febbraio

Febbraio

Ciao a tutti! Ecco gli appuntamenti di febbraio con L’ultima intervista e Denti.

4 febbraio Guidizzolo (MN) ore 21.00 presso la Biblioteca Comunale, Via IV Novembre 49, con Federica Belleri presenterò L’ultima intervista;

6 febbraio San Giovanni in Persiceto (BO) ore 17.30 presso la Cartolibreria Il Melograno, Piazza Carducci 3, presentazione di Denti con tutti gli autori;

20 febbraio Modena (MO) ore 18.30 al BUK Fiera della piccola e media editoria, con Federica Belleri presenterò L’ultima intervista nella Sala Costoli Sapio.

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01/02/16 I passeggeri del mese # , , , ,

I passeggeri del mese: Elisa Guidelli

I passeggeri del mese: Elisa Guidelli

Oggi parliamo con grande piacere con Elisa Guidelli, modenese, si dedica a studi classici e si laurea in Storia Medievale, una materia abbastanza inusuale ma affascinante, in particolare in Storia delle Università, con una tesi su un incunabolo inedito del 1492. Ha all’attivo un Corso di Specializzazione Intensiva in Diritto della Comunicazione, dove ha approfondito il diritto privato della comunicazione, con particolare riguardo a quella giornalistica, pubblicitaria e internet. Ha scritto vari romanzi con lo pseudonimo di Eliselle come “Fidanzato in affitto”, “101 modi per diventare bella, milionaria e stronza” entrambi pubblicati da Newton Compton, “Le avventure di una Kitty addicted” edito Leggereditore, i suoi racconti sono presenti in numerose antologie. “Il romanzo di Matilda” uscito per Meridiano Zero è il suo ultimo romanzo.

Chi è Elisa Guidelli?

Lettrice da sempre, libraia da sei anni, scrittrice work in progress. Sono sempre stata appassionata di miti, epica, leggende, fiabe, medioevo, cultura classica, mi sono laureata in storia medievale e da ormai dieci anni e più scrivo racconti e romanzi con pseudonimo o senza. La scrittura fa parte della mia vita fin da quando ero bambina. E sono appassionata di cinema e serial tv, che non manco mai di vedere.

Il tuo ultimo libro è “Il romanzo di Matlida” edito Meridiano Zero, un’opera nella quale hai voluto raccontarci in una chiave non saggistica la figura di Matilde di Canossa, uno dei personaggi fondamentali della storia non solo italiana, ma di tutta l’Europa del medioevo. Cosa ti ha attratto a tal punto da questo personaggio da volerle dedicare questo romanzo? Come hai sviluppato l’attività di ricerca documentale e bibliografica per questo tuo lavoro?

Ero bambina quando ho fatto il mio primo vero incontro con Matilde. Mio padre mi portò a Canossa e fu il primo ad accennarmi alla storia di questa grande signora medievale. Da lì l’immaginazione ha cominciato a correre. Il secondo incontro l’ho fatto da adulta, quando avevo già gli strumenti per studiarlo da sola. Gli studi universitari mi hanno certamente aiutato, ma la bibliografia l’ho cercata in autonomia, in dieci anni circa di lavoro.

Nella tua attività di autrice ti sei dedicata a generi assai diversi tra loro. Hai scritto un noir “Fiabe dall’inferno” e vari libri scritti anche con una chiave ironica davvero personale come “Fidanzato in affitto”, “Le avventure di una Kitty addicted” e molti altri. Hai un genere che prediligi? Come riesci a destreggiarti tra i vari generi letterari?

Non prediligo un genere, di solito scrivo in base al periodo o allo stato d’animo che vivo, per questo i miei romanzi sono spesso differenti. Ho numerose inclinazioni, ma quello che voglio e amo fare è raccontare storie, soffermandomi su quelle che mi interessano di più. La sensibilità a certe tematiche, come le relazioni, costruttive o disfunzionali, mi porta a variare anche di molto le sfumature di scrittura.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Al momento sono in fase ricerca e lettura di un periodo storico e di alcune protagoniste della Storia che, come Matilde, sono state “dimenticate” dai libri e di cui mi piacerebbe raccontare in un romanzo gli eventi drammatici, gli amori e le avventure. È un modo che ho per rimetterle al posto che appartiene loro e che viene tolto arbitrariamente, senza una vera ragione, e con grande ingiustizia.

(foto di Patrizia Cogliati)

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25/01/16 I passeggeri del mese # , , ,

I passeggeri del mese: Fabio Mundadori

I passeggeri del mese: Fabio Mundadori

Oggi parliamo con grande piacere con Fabio Mundadori, bolognese, classe 1966. Ha all’attivo tre romanzi, “Io sono Dorian Dum” e “Occhi viola”, entrambi editi Ego edizioni, “Dove scorre il male” è il suo terzo lavoro edito Damster. Numerosi i suoi racconti pubblicati in varie antologie.

Chi è Fabio Mundadori?

Innanzi tutto grazie per lo spazio che mi dedichi, quanto alla domanda che ne dici se mi faccio presentare da un mio personaggio?
Mundadori sta sulla sedia dietro al tavolo di metallo, la lampada puntata al volto gli permette d’intravedere appena la sagoma del poliziotto di fronte a lui che in piedi sfoglia un dossier
– Fabio Mondadori! Per questo le permettono di scrivere: è un raccomandato.
– Mundadori, con la U.
– Le chiedo scusa se mi sono permesso.
– Ma le pare! Passo metà del mio tempo a correggere chi sbaglia il mio cognome.
– Ovviamente non mi stavo scusando davvero.
– Non avevo dubbi, potrebbe togliermi dalla faccia questa lampada?
– Nemmeno a parlarne, che razza d’interrogatorio sarebbe.
– Di cosa sono accusato?
– Di esistere.
– Ah!
– Vediamo che dice qui: ah perbacco è un informatico.
– Non esattamente: violento server.
– Non si allarghi troppo: problemi di linea vedo che ne ha già a sufficienza.
– Se lo faccia dire: è proprio una sagoma. Sì, comunque mi occupo di sicurezza informatica.
– Sicurezza? Lei? Siamo in una botte di ferro!
– Ma è sicuro di essere un poliziotto e non un cabarettista?
– Per lei sono il commissario Sammarchi.
– Ora mi è chiaro perché se ne sta lì buio, pantaloni arancio o gialli oggi?
– Non si permetta! Non è colpa mia se…
– Lo so, lo so: una moglie dal sonno leggero.
– Sa troppe cose.
– Secondo lei come mai?
– Le domande le faccio io. Forza, cos’è questa storia del morbo di Asimov che ha contratto nell’infanzia.
– Nulla di contagioso.
– Non le ho chiesto questo.
– È un gioco di parole ovviamente: da Isaac Asimov compianto scrittore, di fantascienza ma non solo. Ho amato ogni suo romanzo o racconto, spero un giorno di poter acquisire un decimo della sua padronanza nel raccontare.
– Una missione impossibile.
– Ha qualcuno che le scrive le battute o è così al naturale?
– Dovrebbe saperlo.
– Questo interrogatorio è contro la legge!
– Qui la legge sono io.
– Spettacolare questa frase, vorrei averla scritta io!

Il tuo ultimo romanzo è Dove scrorre il male edito Damster. In questo nuovo lavoro torna il Commissario Sammarchi. Ci regali una storia intensa che si svolge anche tra le macerie di un quartiere, il Q24 e parallelamente a un processo nel quale il protagonista è tra i testimoni. Ci racconti come hai costruito questo lavoro?

L’idea di base è nata quando Alemanno allora sindaco della capitale, in un discorso disse che l’intero quartiere di Tor Bella Monaca andava raso al suolo e ricostruito (era intorno al 2010). Quella frase si agganciò immediatamente a un’idea che avevo in mente da tempo nata a propria volta da un metodo utilizzato in un certo ambito industriale (che non dirò qual è) e che mi sembrava funzionare perfettamente per raccontare una storia di corruzione e malaffare.
Ho dovuto solo inserirci Sammarchi e qualche personaggio convincente, il resto si può leggere nelle pagine del libro.

In questo romanzo davvero avvincente, che non ci concede tregua con i suoi capitoli brevi e affilati, si notano l’amarezza di Sammarchi e la perfetta coesistenza di personaggi senza scrupoli con altri che paiono criminali improvvisati. Vedi dei paralleli con la situazione italiana attuale?

Se ti riferisci alla situazione specifica che riguarda Roma, in effetti sì anche se come ho accennato nella domanda precedente ho pensato questa storia molto molto tempo prima di Mafia capitale ma alla fine credo che scrivere di giallo e soprattutto di noir, sia un modo efficace di raccontare la vita nei suoi tratti essenziali.
Non che le giornate di ognuno siano attraversate da crimini e fatti di sangue, ma se ci pensi la vita quotidiana è la somma delle soluzioni che trovi per i piccoli o i grandi problemi che trovi sulla tua strada. Per questo il giallo è così affascinante perché mette i lettori in modo semplice e diretto davanti a un enigma spingendoli a misurarsi con chi dall’interno della storia deve risolverlo.
Come dice il mio amico e giallista Enrico Luceri, anche dietro i delitti più efferati ci sono delle motivazioni tutto sommato semplici, che vanno ricercate nel passato: denaro, amore, invidia, rancore. La vita insomma.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Ho terminato un altro romanzo, un thriller con un commissario che non è Sammarchi, il perché lo scoprirete spero presto. Prima c’è in uscita un racconto con Sammarchi in un antologia davvero prestigiosa, sul finire dell’inverno ne saprete di più. In corso di scrittura c’è il terzo “Sammarchi” e un progetto a quattro mani che procede da tempo ed è ormai in dirittura di arrivo.

(Foto di Cinzia Volpe)

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18/01/16 L'ultima stazione del mio treno

Il proiettile nella neve

Il proiettile nella neve

Il freddo del piombo, il freddo della neve, il freddo delle anime compromesse, che nulla dimenticano e tutto ricordano. Senza pietà. I pensieri che non si possono raccontare, l’odio che non si può dire, la voglia e il desiderio di non lasciar correre e di essere lama affilata che non perdona. Il passato altro non sarà che la prima carneficina di una macchina da guerra che non saprà mai pronunciare parole d’amore, ma che costruirà il perfetto meccanismo marcio che genera solo disperazione.

Se solo l’innocente con l’indice sul grilletto di un fucile sapesse su cosa si apriranno le porte dopo che avrà esercitato la sufficiente pressione e centrato in pieno la prima forma di vita. Se solo sapesse, immaginasse, capisse. Se qualcuno glielo raccontasse. Una madre, un padre.

Nessuno.

Con lui la guerra in carne e ossa.

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11/01/16 News # ,

Gennaio

Gennaio

Ciao a tutti, questi sono gli appuntamenti di gennaio con “L’ultima intervista”:

23 gennaio Mantova, ore 17.30, Libreria Di Pellegrini Via Giovanni Marangoni 16, con Marcello Bardini;

27 gennaio Bologna, ore 19.30, Va mo là Via delle Moline 3, Libreschi, degustazione letteraria organizzata dall’Associazione Canto 31.

Vi aspetto!

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09/01/16 I passeggeri del mese # , , , , , ,

I passeggeri del mese: Pierluigi Porazzi

I passeggeri del mese: Pierluigi Porazzi

Oggi parliamo con grande piacere con Pierluigi Porazzi, autore friulano, laureato in giurisprudenza, ha conseguito il titolo di avvocato e lavora presso la Regione Friuli-Venezia Giulia. È iscritto all’albo dei giornalisti pubblicisti dal 2003. Suoi racconti sono apparsi su riviste letterarie, in antologie, raccolte e in rete. Fa parte del progetto Sugarpulp. Nel 2010 e nel 2013 ha pubblicato per Marsilio i romanzi “L’ombra del falco”  e “Nemmeno il tempo di sognare”, in seguito usciti anche, rispettivamente, nelle collane “Noir Italia” («Il Sole 24 Ore», 2013) e “Il Giallo Italiano” («Corriere della Sera», 2014). Nel 2015 è uscito, sempre per Marsilio, “Azrael”, il suo ultimo romanzo.

Chi è Pierluigi Porazzi?

Devo dire che, tra tutte, questa è la domanda più difficile. Spesso me lo chiedo anch’io. Senza presunzione, penso di poter dire che sono prima di tutto uno scrittore (pare che dopo aver pubblicato il terzo romanzo si possa ufficialmente dire di esserlo… anche se io mi sono sempre sentito tale, o comunque un artista). Mi riconosco nell’albatro di Baudelaire. Sono rivoluzionario e ribelle, mi sento spesso ingabbiato dalle convenzioni sociali, anche se ormai ho perso la speranza che qualcosa possa cambiare, nel mondo.

Il tuo ultimo libro è Azrael, edito Marsilio. Dopo L’ombra del falco e Nemmeno il tempo di sognare, ritorna Alex Nero. In questo romanzo ci hai regalato una tensione crescente sin dalle prime pagine con dei colpi di scena da vero maestro. Sullo sfondo di una Udine alle prese con un gruppo di naziskin e le difficili tematiche dell’immigrazione si assiste al ritorno del Teschio. Volevo sapere come è nata l’idea di questa nuova trama? Inoltre che rapporto hai con la tua città che hai descritto con grande abilità?

L’idea di Azrael è nata insieme alla sua identità. Per riprendere l’epilogo (aperto) de L’ombra del falco mi serviva una trama forte, che potesse valere la pena sviluppare; non era mia intenzione scrivere un “sequel” a tutti i costi. Quando, circa tre anni dopo l’uscita de L’ombra del falco, ho pensato chi potesse essere Azrael e quali fossero le sue motivazioni, mi sono convinto di aver trovato l’idea giusta. Da qui, dal finale che mi ero immaginato, è nata l’idea di base di Azrael, che poi ho arricchito nel corso della stesura. Per quanto riguarda il mio rapporto con Udine, è la città che amo, una città viva e ricca di fermento, che apprezza l’arte e la cultura.

In Azrael ci sono, oltre ai protagonisti maschili Nero, Barone, Scaffidi e Cavani, dei bellissimi personaggi femminili come Aiko e Barbara Rocco. Hai descritto queste donne sotto un profilo particolare. Ci racconti come hai costruito questi personaggi?

Ho cercato di creare delle figure femminili che fossero al tempo stesso interessanti e realistiche, un po’ come cerco di fare con tutti i personaggi. Aiko rappresenta il lato “dark” dell’universo femminile, è una sorta di “suicide girl”, una ragazza intrigante e misteriosa. Barbara invece è un personaggio più classico e, pur essendo una poliziotta, ho voluto evitare i cliché che spesso vediamo in tv o al cinema, delle poliziotte che sembrano modelle. Ho cercato di farne una donna vera, con i suoi pregi, difetti e fragilità. Non mi piace mai scrivere per stereotipi, e l’universo femminile è così profondo e vasto che non dovrebbe mai essere rappresentato in modo riduttivo o scontato.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Mi auguro di continuare a scrivere e a pubblicare. Al momento sto lavorando a una storia thriller/noir ma con personaggi diversi da quelli di Azrael. Comunque, penserò sicuramente anche a un nuovo romanzo con Nero e c.
Grazie mille per l’intervista!

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01/01/16 I passeggeri del mese # , , , , , ,

I passeggeri del mese: Alberto Petrelli

I passeggeri del mese: Alberto Petrelli

Oggi parliamo con grande piacere con Alberto Petrelli, pugliese, vive a Ferrara, suona il basso nei Blutarsky, ha un gatto nero che si chiama Colonnello Mustard e spende il suo tempo libero guardando serie tv. Ha esordito nell’antologia Serial Kitchen (Cicogna Editore) col racconto La mamma è sempre la mamma. I dolori del giovane imbuto è il suo primo romanzo (Pendragon 2015).

Chi è Alberto Petrelli?

Alberto Petrelli è un serio assicuratore pugliese che si è trasferito a Ferrara 11 anni fa. Poi c’è Albo, che suona, scrive, gozzoviglia e conduce una vita abbastanza discutibile. Possono coesistere due personalità così differenti? Beh, eccovi la prova vivente. (Zan Zan Zaaaaan)

Il tuo primo romanzo è I dolori del giovane imbuto, edito Pendragon nella collana gLam. Ci racconti la storia di Babuz, sceneggiatore di fil porno per una casa cinematografica di un suo vecchio amico. Babuz è un personaggio singolare poiché, non avendo inventiva trae ispirazione dai vecchi Harmony della nonna. Attorno a lui ruotano personaggi sublimi, come Suor Dentona, Zucco e molti altri. Ci racconti come hai avuto questa idea? Com’è nato questo romanzo?

L’idea di base parte da una puntata di Scrubs, una serie tv divertentissima. Nella quarta o quinta stagione, non ricordo bene, Elliot, la protagonista femminile, vive una relazione con un personaggio appena conosciuto che sostiene di amare follemente. Carla, l’infermiera sua migliore amica, le fa notare che non sa nemmeno che lavoro faccia il tizio in questione e la Nostra quindi decide di porgli la fatidica domanda “che lavoro fai?”. “Produco film porno tedeschi”, l’imprevedibile risposta. Ecco, il resto l’hanno fatto 2 bottiglie di vino, qualche arrosticino e una lunga chiacchierata con il buon Gianluca Morozzi alla festa dell’unità di Bologna.

Alberto Petrelli scrittore e musicista, infatti suoni il basso nella band ferrarese dei Blutarsky. Ci puoi dire com’è nata la tua passione per la scrittura? Per ciò che concerne invece la musica, come vedi lo scenario attuale delle band undergound in questo momento, ci parli della tua esperienza?

Più che per la scrittura, l’amore è per la lettura: a sedici anni Salinger è stato il colpo di fulmine, poi da li in poi un fiume di autori più o meno famosi che, oltre ad accrescere la mia passione, mi hanno insegnato anche a scribacchiare. Così una decina di anni fa ho iniziato a scrivere qualche raccontino, le famose Albo Story, episodi di vita vissuta di un giovane universitario, nulla di speciale (anche se qualcosina la ritroverete nel libro), e ho avuto la fortuna di conoscere Gianluca, che ne ha letto qualcuno di quelli messi a morire li tra le mie note di Facebook e mi ha spronato a continuare. E… ho continuato!
La musica Underground ferrarese, nonostante molti pensino il contrario, la trovo ben viva e in salute e ci sono band che meriterebbero un palcoscenico ben più ampio di quello meramente provinciale: gruppi come Not The Pilot, Devocka, il progetto musicale del buon Artan sono i primi che mi vengono in mente. Ma anche i Dance With The Bear, i DoRobot e i Maltempo. Tra parentesi, anche se lo sanno in pochi, abbiamo una scena hard rock/metal invidiabile, anche a livello internazionale. Per quanto riguarda i Blutarsky, direi che siamo una band in evoluzione: abbiamo da poco cambiato il batterista e stiamo iniziando a registrare il primo album dopo un demo che pare sia stato molto apprezzato… vedremo!

Quali sono i tuoi progetti futuri?

Sto iniziando a scrivere il seguito del primo romanzo, che ha già un titolo, un inizio e una fine. Diciamo che è solo da riempire. Le tematiche saranno completamente differenti da quelle de I Dolori del Giovane Imbuto, ma spero di riuscire a strappare ancora qualche risata.

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Fazzoletto da tasca colorato, occhiali sulla punta del naso per darmi un tono, centomila idee nelle tasche e bollicine nel bicchiere. Questo sono io.
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