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10/07/14 L'ultima stazione del mio treno

Leggerezza

Leggerezza

Era diverso quando eravamo bambini.

Eravamo diversi anche noi, come bambini.

Bastava poco e la realtà diventava la regina dei nostri sogni.

Oggi nessuna regina, solo l’ombra della fantasia che noi avevamo. Oggi solo velocità e prepotenze.

C’era una frase di Abbie Hoffman che sempre mi è piaciuta: Eravamo giovani, eravamo avventati, arroganti, stupidi, testardi. E avevamo ragione! Non rimpiango niente.

Io, come lui, non rimpiango proprio niente. 

E di quella leggerezza come lui, come me, dovrebbero sentire la mancanza tutti.

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09/07/14 L'ultima stazione del mio treno

Corse, rincorse, cadute e ricadute

Corse, rincorse, cadute e ricadute

La lunga strada verso noi, verso voi.

Ginocchia sbucciate, gessi, infezioni, dolore, rotture di coglioni, nasi rotti e orgoglio in pezzi.

La lunga strada.

Il bello di trovarsi.

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08/07/14 L'ultima stazione del mio treno

Nightlight

Nightlight
Viviamo un tempo dove troppe luci sono accese e troppe anime sono spente.

Spegniamo le luci.

Accendiamo un amico.

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07/07/14 L'ultima stazione del mio treno

Giochi di notte

Giochi di notte

Il fumo delle fabbriche di giorno divora il sole, il rumore dei tasti dei computer degli impiegati confonde le parole, i telefoni, i cellulari, le voci fastidiose. 

L’inutile rumore di fondo della vita.

La notte, dei ragazzi giocano nel silenzio.

Se non fosse troppo bello sognare, la notte, non dormirei mai, per tornare ragazzo.

Come loro.

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06/07/14 L'ultima stazione del mio treno

Red umbrellas running in the night

Red umbrellas running in the night

Quello che nella notte corre, alla notte appartiene.

Rallentate il passo.

Riprendetevi tutto.

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05/07/14 L'ultima stazione del mio treno

#GialloFerrara

#GialloFerrara
Illustrazione a cura di Silvia Fricchettoni
Mister White e l’Ispettore Richardson sono seduti da qualche istante sotto il tabellone luminoso del binario sette, il quale segnala in grande stile il ritardo di cinque minuti del loro treno. E’ una pomeriggio di Luglio. Potrebbe essere un bellissimo pomeriggio estivo, magari si potrebbero vedere uomini e donne correre affannosamente strangolati dal caldo e dall’umidità. Oggi non è uno di quei pomeriggi. L’afa ha lasciato il campo ad una brezza che si è rafforzata con costanza durante la giornata fino a diventare un vento insistente, irrobustito da sporadiche raffiche. 

Mister White e l’Ispettore Richardson, sono seduti agli estremi opposti della medesima panchina. Aspettano il loro treno con pazienza. Sarà l’ultimo treno prima di uno sciopero di ventiquattro ore. L’appuntamento da non mancare. Altri passeggeri cominciano a giungere sulla banchina. Tutti molto bravi, tutti dietro la linea gialla. Tutti molto strani, personaggi che non ti aspetti. 

Uomo alto, vistosamente sovrappeso, molto elegante, intrappolato in un abito blu scuro, camicia bianca e cravatta gialla che ti stenderebbe anche se fossi un pugile fresco di titolo mondiale. Nota caratteristica: valigetta nera stretta nella mano destra e una fondina sotto l’ascella sinistra.

Uomo magro, basso, trasandato, abiti sporchi, fumatore. Nota caratteristica: alcune gocce rosso sangue sulle scarpe lise.

Donna giovane, sulla quarantina, non molto alta, vestita alla moda: jeans strappato, maglietta di marca, occhiali da sole vintage. Nota caratteristica: l’occhiale vintage mal nasconde un evidente livido sullo zigomo destro, la borsetta mal nasconde una pistola Ruger LC9.

Uomo altissimo, magrissimo, impermeabile grigio per lui, liso, probabilmente vecchio di anni. Vestito di nero: abito, camicia, cravatta e scarpe. Nero, come la notte pronta ad arrivare. Nota caratteristica: appoggiati al suo fianco destro due borsoni grigi, sembrano molto pesanti, come il destino che parrebbero portarsi dietro.

Matteo e Riccardo li guardano, attentamente, senza rivelarsi, senza che nessuno possa rendersi conto che sta per essere studiato, sezionato, raccontato.

Una sagoma nera sospinta da un motore elettrico e dalle raffiche di un vento sempre più violento e insidioso: la locomotiva di un treno. Il treno di Mister White e dell’Ispettore Richardson, ma anche quello dell’uomo sovrappeso, di quello magro, di quello altissimo e della donna sulla quarantina.

Un treno per Ferrara.

Questi sei personaggi salgono sullo stesso vagone, altri saliranno assieme a loro, si distribuiranno per tutta la lunghezza di questo nero serpente che si appresta a scivolare lungo la pianura, fino alla città estense.

Un viaggio non molto lungo, ma carico di sguardi, di interrogativi, dubbi, paure e mistero che solo un giallo, di quelli scritti davvero bene, potrebbe avere fra le sue pagine.

Fotogramma dopo fotogramma: città, paesi, campagna campagna, paesi, paesi, campagna, piccole frazioni, ancora campagna.

Nebbia. Notte. Freddo inaspettato.

Ferrara, una notte di Luglio. Il treno si sta per fermare.

L’Ispettore Richardson è il primo ad alzarsi per andare verso la porta di uscita dal vagone di coda di questo treno, seguito dalla donna sulla quarantina, dall’uomo magro, da quello sovrappeso, da Mister White. Solo alla fine si alza lui, quello altissimo, quello che fa più paura con i suoi due borsoni pesanti. 

Il treno si ferma.

I sei si guardano. Chi sorride in modo beffardo, chi rimane serio, chi non fa compiere nessun movimento ai muscoli del proprio viso.

I personaggi scendono e noi e voi con loro.

“Ultima fermata: #GialloFerrara”. 
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04/07/14 L'ultima stazione del mio treno

Tutto

Tutto
Tutto quel che resta è fuori dalle porte che non sappiamo più aprire.

Siamo una generazione in fuga dalla porta sul retro.

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03/07/14 L'ultima stazione del mio treno

Futuro

Futuro
Vedi, figliolo, un giorno tutto questo sarà tuo.

(Infiniti istanti di silenzio).

Perchè mi odi, papà?

(Tutto il tempo del mondo non basterebbe a raccontare millenni di stupidità).
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01/07/14 L'ultima stazione del mio treno

Busy

Busy
La vita è affollata, indaffarata, arruffata, intricata.

Nel fiume che corre la solitudine dei miserabili.
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29/06/14 L'ultima stazione del mio treno

Ora d’aria

Ora d’aria

La folla divora, ti inghiotte, ti dilania.

Tu lasci fare. 

Goccia inutile in un mare di liquame.

Io ho preso l’ultimo treno verso qualcos’altro. Migliore? Peggiore? Cazzo me ne frega!

Ero stanco di stare li a farmi contare.

Uno, due, tre, quattro, cinque… Per l’infinito resta qua, per te stesso cambia aria.

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Fazzoletto da tasca colorato, occhiali sulla punta del naso per darmi un tono, centomila idee nelle tasche e bollicine nel bicchiere. Questo sono io.
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