Paolo Panzacchi
L'ultima stazione del mio treno

L’ultima stazione del mio treno

18/02/15 L'ultima stazione del mio treno

Orizzonte

Orizzonte

Si corre. Si cade. Si  corre.

Si arriva a un semaforo rosso, si sosta in attesa del verde e si riparte.

Si arriva sulla cima di un monte, si scende e si cerca una nuova vetta.

Si conquista un mondo già immaginando come crearne un altro.

Si arriva di fronte al mare, all’estremità di un ponte, pensando che la linea dell’orizzonte, in fondo, è solo una linea.

 

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10/02/15 L'ultima stazione del mio treno

L’inizio

L’inizio

Tempo fa una persona mi ha chiesto quando e come tutto questo abbia avuto inizio.

Sedici anni fa, dopo il quinto quattro consecutivo in un tema di italiano, la mia amichevole professoressa di italiano della prima C di un istituto tecnico di ragioneria di Bologna mi chiese di fermarmi al termine dell’orario di lezione. Mi disse: “Paolino (ahimè, quel dannato soprannome aveva travalicato le mura domestiche) nei temi sei molto debole, hai fantasia ma sembra tu non sappia cosa fartene.”. Io nel frattempo sprofondavo inesorabilmente nel chiodo borchiato che indossavo, tentando di nascondermi dietro le mie tempeste ormonali sotto forma di acne. Alchè lei estrasse da una cartellina di plastica un foglio A4 sul quale era stampato uno scatto di Henri Cartier-Bresson. La foto ritraeva un uomo in bicicletta, ripreso dall’alto, da quella che presumibilmente fosse una terrazza. Io dall’alto della mia deficienza esclamai: “Bella Prof! Bella foto! Chi è? Suo marito?”. Lei campionessa olimpica di pazienza sbuffo e disse: “No. E’ di un fotografo francese. Non è solo una foto è il compito che ti affido e lo voglio pronto per la prossima settimana.”. Il mio sguardo perso nel vuoto cosmico tra la lavagna e lo stipite della porta credo le avesse suggerito il fatto che non avessi propriamente afferrato in cosa consistesse il mio compito. “Paolino, guarda la foto, ascolta della musica e scrivi in massimo un foglio protocollo cosa ci vedi.”. Me ne andai con ‘Run to the hills’ degli Iron Maiden che mi sfondava i timpani.

La settimana dopo portai le mitiche quattro facciate. Un plagio orrido e puerile di “Jack Frusciante è uscito dal gruppo”, ma qualcosa era cambiato. La Prof. sorrise quando finì di leggere. “E’ pieno di errori. Grammaticali, di sintassi, di tutto. Però c’è quello che avevo visto. Non smettere. Per migliorare devi leggere, studiare.”. Mi allungo una copia de ‘Il giovane Holden’. Io mi fermai a leggere fuori dalla scuola. Rapito da quelle pagine, sognando, un giorno, di saperne scrivere di simili.

Ed è esattamente così che tutto è cominciato.

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08/02/15 L'ultima stazione del mio treno

Universo

Universo

Fermi. Al centro di un universo che ruota su se stesso sino a schiantarsi nel buco nero dei desideri segreti di quel letamaio dell’animo umano.

Forse sarebbe conveniente uscire dall’auto lanciata a tutta velocità che abbiamo sotto al culo.

Forse.

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29/01/15 L'ultima stazione del mio treno

Ostacoli

Ostacoli

La difficoltà di un percorso non è tanto l’abilità di superare gli ostacoli, ma la capacità di capire chi ce li abbia messi.

La vera difficoltà, una volta trovato il sabotatore, è quella di non provare la nuova mazza da baseball.

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27/01/15 L'ultima stazione del mio treno

Fino alla fine

Fino alla fine

“L’ultimo bicchiere.”.

Frase detta e ripetuta, trita e ritrita. Dentro molti bar. Dentro molte teste. Spesso vicino all’orario di chiusura. Ancora più spesso da persone sole.

“L’ultimo bicchiere.”.

Si ripete e si ripete. Tutte quelle cazzo di volte.

“L’ultimo bicchiere. L’ultimo bicchiere. L’ultimo bicchiere.”.

Fino alla fine.

 

 

 

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21/01/15 L'ultima stazione del mio treno

La nave

La nave

La parte sconosciuta della nostra vita abita nelle parole che completano le frasi che, da troppo tempo, rimanevano inermi sul fondo della gola.

La parte sconosciuta della nostra vita abita nella parte di paesaggio che i nostri occhi non sanno vedere.

La parte sconosciuta della nostra vita è nelle storie come la nostra.

Storie di vecchi marinai che ritrovano fratelli una volta scesi da una nave tornata al porto che li aveva visti salutarsi migliaia di vite prima.

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18/01/15 L'ultima stazione del mio treno

Il tuffo

Il tuffo

Si cammina, nella vita. Chilometri, suole consumate, inciampando nei nostri stessi piedi, nelle ossa della storia, si scivola sul viscido delle persone.

Non mi stupirei, un giorno, di arrivare davanti al mare, senza un’apparente nuova meta, se non il tornare sui miei passi.

Il ponte verso quelle onde non sarebbe altro che il trampolino verso quella voragine che da sempre andava riempita.

Troppo spesso ci si manca. Troppo spesso non ci si aspetta.

Tuffati, qualcuno là sotto ti prenderà.

 

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14/01/15 L'ultima stazione del mio treno

La tua vita

La tua vita

“La tua vita?”.

“Come quella di molti.”.

“Com’è, quella di molti?.”

“Piena di vuoti.”.

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11/01/15 L'ultima stazione del mio treno

Vite intonate

Vite intonate

Suonano le note. Il ritmo è lento, con quella solennità che solo una canzone sulla quale ci si possa baciare può avere.

Un po’ come i passi di una vita intonata.

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06/01/15 L'ultima stazione del mio treno

Il viaggiatore

Il viaggiatore

Chi sa dove andare saprà sempre da dove partire.

E’ come con le persone, a pelle sappiamo sempre chi ci sarà amico.

Viaggiamo a pelle scoperta.

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Fazzoletto da tasca colorato, occhiali sulla punta del naso per darmi un tono, centomila idee nelle tasche e bollicine nel bicchiere. Questo sono io.
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