Paolo Panzacchi
L'ultima stazione del mio treno

Le rockstar non sono morte

21/09/15 I passeggeri del mese # , , ,

I passeggeri del mese: Valerio Piperata

I passeggeri del mese: Valerio Piperata

Oggi parliamo con grande piacere con Valerio Piperata, nato a Roma nel 1989. È studente di Lingua e letteratura russa alla Sapienza di Roma. “Le rockstar non sono morte”, uscito per Edizioni e/o, è il suo primo romanzo.

Chi è Valerio Piperata?

Sono uno studente di lingua e letteratura russa e inglese, venticinque anni, sono nato e vivo a Roma.

Il tuo romanzo “Le rockstar non sono morte” pubblicato per Edizioni e/o ci racconta la storia di Davide Fagiolo e della sua band. Com’è nata l’idea? Come ti sei approcciato al movimento musicale underground, fatto di band giovani piene di speranze?

L’idea è venuta dopo aver affrontato un percorso con la mia prima band (io suono la batteria). Abbiamo avuto una serie di disavventure, alcune comiche, altre tragiche, per cui, alla fine, ho pensato che potesse venirne fuori una storia dove ogni personaggio fosse una caricatura del reale, e ogni situazione spinta al paradosso, dove tendenzialmente si ridesse della miseria dei personaggi.
Ho avuto modo di conoscere le varie costellazioni di gruppi underground, per lo più romane, andandole a vedere ai concerti nei locali di periferia, suonandoci insieme, incontrandoli nei locali dove suonavano i “gruppi grossi”, scrivendone le recensioni sulle webzine. Ci sono comunque, specialmente nell’ultimo periodo, diversi gruppi che meriterebbero un pubblico più vasto.

Cosa senti di consigliare alle band musicali agli esordi che hanno nel cassetto il sogno di esibirsi un giorno davanti al grande pubblico? Secondo te il movimento musicale ha caratteristiche simili a quello della letteratura o sono mondi troppo differenti per poterne fare un confronto?

Consigli in assoluto non ne ho, non so neanche se esistano, ma posso parlare per quello che mi ha insegnato e sta continuando ad insegnare la mia tanto piccola quanto insignificante – ma reale – esperienza nella musica: se fai una band, e hai anche soltanto la sensazione che ci sia un briciolo di talento, di intelligenza, di nuovo, allora è il caso che, con entusiasmo, ci si faccia le date gratis nei locali di merda del tuo quartiere, si apra i concerti alle altre band, ci si metta su un furgone e si vada in giro per l’Italia a portare le proprie canzoni in giro. Fare un disco anche è essenziale, ovviamente, ma più per i locali che devono farti suonare che per la gente, che comunque la tua musica può trovarla ovunque su internet. Comunque, se tutto questo non porta niente nei primi anni, cosa quasi scontata, si deve andare avanti, farsi un pubblico man mano sempre più grande e poi, forse, riuscire a pagarti l’affitto e le bollette coi concerti, che oggi credo sia il nuovo significato di “successo”.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Scrivere romanzi.

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Fazzoletto da tasca colorato, occhiali sulla punta del naso per darmi un tono, centomila idee nelle tasche e bollicine nel bicchiere. Questo sono io.
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