Paolo Panzacchi
L'ultima stazione del mio treno

L’ultima stazione del mio treno

16/10/11 L'ultima stazione del mio treno

R-involuzione

R-involuzione
Spacca.

Urla.

Insulta.

Terrorizza.

Il mondo va a puttane fra sordi che alzano il volume della voce.
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13/10/11 L'ultima stazione del mio treno

Messa a fuoco

Messa a fuoco
Pensare al futuro è come fare una fotografia. Bisogna considerare molte variabili. Luce. Posa. Ambiente circostante. Soggetto da fotografare. Cosa fare apparire in primo piano e cosa nello sfondo. Bianco e nero o colore? 

Non basta una compatta.

Non basta il talento.

Sbagliare è questione di attimi.

A volte capita di mettere meglio a fuoco e di scoprire dettagli che si erano trascurati.

Fotografarsi da fuori, come se si potesse uscire dal proprio corpo e vedersi.

Sarebbe un ottimo modo per mettersi davvero a fuoco. Solo così si vedono le anime nel nostro cono d’ombra che prendono a schiaffi la nostra, che la abbracciano, che la sostengono.

Se non ti metti in discussione è come avere davanti il migliore dei soggetti nelle migliore delle condizioni, scattare e accorgersi che sull’obiettivo c’era ancora il tappo.
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10/10/11 L'ultima stazione del mio treno

My drink, please!

My drink, please!
Se sei colorato non è detto che tu sia felice. Se sei nero o grigio non è detto che tu sia infelice.

La tua scala di colori è la chiave per scegliere quale orizzonte guarderai.

Scrutare oltre il vetro della prigione che ti sei costruito attorno è l’infelicità di scoprirsi colorato di una tinta che non ti rappresenta, ma è anche il primo passo per scegliere un colore migliore. Essere infelici è come essere ad un cocktail party e sbagliare drink.

La gente felice è tutta uguale. La gente triste è di tutti i colori. Un arcobaleno che piange.

Lacrime colorate dentro il mio bloody mary.
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08/10/11 L'ultima stazione del mio treno

Your sorrow is mine

Your sorrow is mine
C’è chi ama catalogare, dividere, sezionare, analizzare e fare scale di priorità. Contento lui.

C’è chi ama darsi priorità, aprire agente dense di appuntamenti per non avere il terrore di essere soli. Contento lui.

C’è chi prova a capire il dolore.

Il dolore non ha sfumature. Il dolore non ha gradazioni. Il dolore non ha forma, colore, dimensione, odore.

Il dolore è dolore. E basta.

Contento lui.
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06/10/11 L'ultima stazione del mio treno

Affamato da impazzire

Affamato da impazzire
Poche parole, da chi ti ha apprezzato: come uomo, imprenditore, creativo e inventore.

Ciao Steve. 

Mangia una mela seduto su una nuvola.

Io resto qui. Affamato da impazzire, come mi hai detto tu.
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05/10/11 L'ultima stazione del mio treno

Muri a tempo

Muri a tempo
Accelera. 

Corri. Chi corre ha molte scelte: inciampare, arrivare al traguardo, lasciare indietro i propri compagni, caricarsi il gruppo sulle spalle, ritirarsi, vincere bene e vincere male, perdere bene e perdere male.

Ci sono ostacoli. Una volta ho incontrato un cuore, pensavo battesse, invece ticchettava: mi è esploso fra le mani.

Accelera, anche se c’è un muro. 

I muri si abbattono. Al resto ci pensa il tempo.
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03/10/11 L'ultima stazione del mio treno

Ritorno

Ritorno
C’è chi parte, chi resta, chi non sa decidere dove andare, chi non conosce luogo al di fuori di quello dove ha speso ogni istante della sua vita, c’è chi viaggia da sempre e chi non è mai partito.

Poi ci sono le due parti di te, che credevi perdute che, invece, tornano a casa.
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01/10/11 L'ultima stazione del mio treno

Bang your head

Bang your head
I passi sul marciapiede, di notte, fanno lo stesso rumore di quelli durante la giornata, il nostro sentirli più distinti è netti è tutto nel fatto che il suono si espande in modo migliore senza caos e senza altri corpi o oggetti che ne deviano le onde sonore.

E’ tutto dominato dalla prospettiva. Tutto è riconducibile a come noi percepiamo, come noi osserviamo, un po’ come in quei giochi di logica del cazzo dove devi riconoscere differenti figure dove, giureresti su tua madre, al primo sguardo ne puoi vedere solo una.

Nell’affrontare la prospettiva, le ipotesi, i misunderstaing e quant’altro c’è chi si spacca la testa. 

A me piace saltare, anche senza paracadute, qualcosa attutirà la caduta.

Per tutto il resto…è come aver voglia di piantarsi un colpo in testa per vedere se dopo la vita c’è altro….so, bang your head.
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28/09/11 L'ultima stazione del mio treno

Assente

Assente

Gli assenti hanno sempre torto disse, un giorno, un saggio.
Non è la costanza che viene premiata e neanche il fragore di una frase o di una parola. Quello che riempie le vite sono gli sguardi, attenti, come quelli del padre che osserva il suo bambino mentre gioca. 
Si può proteggere e avere cura di una vita anche con uno sguardo da lontano. 
Ci si siede sulla sponda del fiume e si aspetta il corpo di chi non era al tuo fianco, alla tua festa, a bere con te, a quel bancone del bar, seduto su quella panchina o ovunque ci fosse bisogno di quello sguardo.
Gli assenti hanno sempre torto, oggi posso dirlo anche io.

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25/09/11 L'ultima stazione del mio treno

Contromano

Contromano
Il bel sorriso, nella considerazione che è meglio l’ombra dell’originale.

La risata verso chi ricerca “Sole, cuore, amore…”.

Lo schiaffo a chi ha paura e moraleggia se legge parole spigolose.

Senza ombre il concetto di luce non ci sarebbe.

Senza odio l’amore sarebbe una cosa come tante.

Senza schiaffi le carezze sarebbero un contatto fortuito.

Senza realtà i sogni sarebbero pensieri contromano.

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Fazzoletto da tasca colorato, occhiali sulla punta del naso per darmi un tono, centomila idee nelle tasche e bollicine nel bicchiere. Questo sono io.
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